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«Non sono io il cinese con la pistola»

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«Nonho mai preso una pistola in mano in vita mia, avete sbagliato persona, io non c'entro nulla con questa storia». È il cinese arrestato lo scorso week end, coinvolto in una sparatoria all'Esquilino, a difendersi davanti al giudice durante l'udienza di convalida del fermo. Una versione dei fatti che ha convinto il giudice Cipriani a concedere gli arresti domiciliari allo straniero rinchiuso nel carcere di Regina Coeli con l'accusa di tentato omicidio perché sospettato di aver sparato a un connazionale alla gamba sinistra. Il cinese indagato, assistito dall'avvocato Andrea Manasse, è stato fermato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile in via Nino Bixio, a poca distanza dal ristorante dove è avvenuta la sparatoria. «Io in quel momento stavo passando lì per caso, si sono sbagliati, c'è stato un errore di persona, non sono io il cinese che ha sparato, ma un altro», ha dichiarato il cinese che è rimasto dietro le sbarre per quattro giorni. Insieme a lui anche una connazionale, una donna di 37 anni, accusata di concorso in tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. «Siamo in attesa dei risultati dell'esame dello stub - ha affermato il difensore, l'avvocato Manasse - dal quale sarà dimostrata la totale estraneità ai fatti del mio assistito». Ieri il pubblico ministero in udienza aveva chiesto, invece, la conferma del carcere per lo straniero. Il cinese si trova in Italia da sei mesi e lavora presso un negozio di alimentari. La sera della sparatoria, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, un uomo e una donna sono entrati nel ristorante e hanno iniziato a sparare contro un connazionale, ferendolo a una gamba: i medici dell'ospedale San Giovanni avevano emesso una prognosi di dieci giorni.

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