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Addio Casa delle bambole S'incatena in Campidoglio

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Un minimarket al posto della Fabbrica delle Bambole, in via Magnanapoli 9. Bibite e panini al posto di un laboratorio artigianale che dal 1939 ridava vita a bambole antiche e amati peluches. È questa solo l'ultima beffa di una vicenda che ha visto ieri l'ennesimo colpo di scena. La signora Cesaretti, titolare fino al 14 maggio dello scorso anno della Fabbrica, o casa, delle Bambole, si è incatenata in Aula Giulio Cesare. Il laboratorio di via Magnanapoli era di proprietà del Comune di Roma che nel 2007 ha messo all'asta e poi venduto a una società l'immobile. Sotto sfratto, dopo estenuanti lotte, anche nelle aule dei Tribunali, la saracinesca della Casa delle Bambole è scesa definitivamente. Oltre al danno però la duplice beffa. Non solo 14 mila euro richiesti dalla società che ha acquistato il locale ma una trattativa con il Comune che, nonostante le buone intenzioni, ancora non si è conclusa. Il Campidoglio, cambiata la giunta, ha infatti provveduto a trovare un locale alternativo per la Casa delle Bambole, in via Flaminia. Purtroppo però ci sono dei lavori urgenti di ristrutturazione che rendono al momento inagibile il locale. Così, con una situazione che vede la signora Cesaretti a casa da un anno e la sua collezione i bambole, riconosciuta patrimonio storico-artistico dalla Regione, che rischia di danneggiarsi definitivamente in un deposito, era inevitabile un momento di esasperazione. A sostenere la protesta della signora Cesaretti, il capogruppo Udc, Alessandro Onorato. «La vicenda della Casa delle bambole, bottega storica di Roma sfrattata di fatto dal Comune, rappresenta una delle vergogne di questa città - ha commentato Onorato -. Da un anno la signora Cesaretti non può esercitare il proprio lavoro, trovandosi di fatto con la sua famiglia sul lastrico. Il ruolo che in questa vicenda ha avuto l'amministrazione comunale, quella in carica e quella passata, è scandaloso. Non solo, la Delibera 36 del 2006 stabilisce infatti all'art. 6 che alla cessazione di un'attività storica debba subentrare un'altra attività storica. In caso contrario dovrebbero passare almeno cinque anni prima di intraprendere negli stessi locali un'attività di tipo diverso. Oggi nella vecchia sede della Casa delle Bambole, alla faccia della tutela del diritto, vendono invece bibite e generi alimentari». In Consiglio comunale sono intervenuti anche i consiglieri capitolini Federico Mollicone, Alessandro Cochi e Dino Gasperini che si sono adoperati in questi mesi per trovare una soluzione a una vicenda . «È gravissimo che il presidente Corsetti non abbia vigilato e fatto applicare la delibera vigente che impedisce l'apertura di attività commerciali non compatibili rispetto a quelle tutelate - commentano - abbiamo già chiesto l'intervento dei vigili per la chiusura immediata dell'esercizio e di verificare le responsabilità del caso».

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