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La mamma: Jacopo era stato minacciato

Una foto di archivio di Donatella Papi

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«Mio figlio, come me, da mesi era minacciato. Questo incidente non è chiaro, il mio ragazzo è una vittima della Patria». Alterna dolore a ragione Donatella Papi, mamma di Jacopo Fanfani e moglie di Angelo Izzo, passato alla storia come uno dei mostri del Circeo, ma per lei che il 10 marzo l'ha sposato nel carcere di Velletri «vittima di un'ingiustizia». Per quale ragione teme che non sia stato solo un incidente? «Jacopo non è mai stato fuori casa fino alle 3 di notte. L'ho sentito alle 9 di sera. È andato a cena fuori con amici e poi ha raggiunto altri a Talenti. Anche il padre si era preoccupato perché Jacopo non ha mai fatto così tardi. Ora vediamo il responso dell'autopsia. Poi metteremo un perito di parte. Lancio un appello: tutti coloro, amici, conoscenti o passanti dal luogo dell'incidente, che hanno incontrato mio figlio nella serata di ieri e nella notte, si mettano in contatto con me e con i magistrati». Perché dice «vittima della Patria». «Io sono stata nuora di Amintore Fanfani, mi stimava e mi ha rivelato chi c'è dietro le stragi che hanno insanguinato questo paese rimaste un mistero. La storia di Angelo Izzo, mio marito, rientra tra questi capitoli oscuri della nostra storia. Quando Jacopo mi ha chiesto: "Mamma, perché sposi un uomo accusato di essere un mostro?" gli ho raccontato come stavano le cose, rendendolo depositario delle stesse rivelazioni fattemi dal nonno e dicendogli che se mi fosse capitato qualcosa doveva essere lui a proseguire questa battaglia. Ora è morto. Ecco perché dico che è una vittima della Patria». E lui accettò il compito, cambiò idea su Izzo? «Sì, comprese come stavano le cose, capì il mio tentativo di fare luce sulle stragi e anche su Angelo Izzo». Cosa sta facendo per lui? «Ho chiesto la riapertura dei processi per la strage del Circeo e gli omicidi di Ferrazzano. Ho avanzato la stessa richiesta anche per la vicenda dell'omicidio Pasolini». Jacopo era minacciato? «Su Internet, su Facebook, ci sono ingiurie e parole minacciose scagliate contro di me che ho sposato Izzo e quindo contro mio figlio. Questa è anche la ragione per cui mio figlio è andato a vivere col padre e non è rimasto con me a Velletri. L'altro giorno ho presentato una denuncia alla polizia postale chiedendo protezione». Fab. Dic.

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