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Medici con le braccia incrociate Sciopero all'Istituto dermatologico

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Icamici bianchi ieri hanno incrociato le braccia per l'adeguamento del loro contratto, che spetta di essere rinnovato dal 2006 e hanno scelto una giornata particolare, il sabato, quando all'istituto religioso accedono normalmente più pazienti, anche di altre regioni d'Italia. La protesta, tuttavia, indetta dall'Anmirs (la rappresentanza sindacale dei medici degli istituti religiosi), ha registrato un'adesione un po' più bassa delle aspettative, non ha rallentato di fatto l'attività del laboratorio analisi, ma in prevalenza quella della dermatologia. Fuori dalle porte dell'ospedale è stato affisso un volantino dove si rivendicavano le ragioni dello sciopero: la protesta comunque è un evento per una struttura sanitaria mai interessata prima da forme simili di sciopero. L'Anmirs, tuttavia, è chiara sul perché si sia arrivati a questo punto: «Non c'è stato l'adeguamento contrattuale che doveva avvenire a gennaio 2006; non sono stati versati gli arretrati per gli anni dal 2006 fino all'anno in corso; si sono verificate numerose inadempienze contrattuali da parte dell'Amministrazione ed è fallito il tentativo di conciliazione avvenuto presso la prefettura di Roma il 25 febbraio 2010». Il sindacato contesta, inoltre, il mancato riconoscimento ai medici dell'aggiornamento professionale che spetterebbe di diritto e la soppressione dal mese di marzo della quota retributiva individuale relativa all'attività ambulatoriale. Tra i medici che hanno aderito alla protesta c'è chi, dietro copertura di anonimato, lamenta soprattutto la mancanza di dialogo tra l'amministrazione e il personale e «decisioni prese unilateralmente senza permettere nessun margine di discussione». «Non ci sono praticamente margini per trattare – lamentava un camice bianco raggiunto telefonicamente – questo è ciò che personalmente mi amareggia di più oltre al fatto di subire disagi economici per la non applicazione di accordi che erano stati presi anni fa». Alla direzione sanitaria, ieri, minimizzavano l'accaduto: «Si tratta di una protesta interna della quale preferiamo non parlare, come vede però siamo stati in grado di ridurre al minimo i disagi per i cittadini».

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