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Le belve sono tornate, o meglio, non se ne sono mai andate.

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Pernon parlare della tragica fine della signora Reggiani. L'aggressione di giovedì a Tor Marancia si è consumata nel mondo dei disperati che di sera abitano ville e parchi della Capitale. Il branco è ancora una volta romeno. Le vittime, questa volta, nordafricane e polacche. Il grande lavoro fatto dall'amministrazione Alemanno sui campi nomadi non basta. Il Tempo più di una volta ha battuto i parchi in cerca di questi fantasmi e ha tentato di parlare con loro. Tra i canneti della Caffarella abbiamo incontrato d'estate uomini-bolla devastati dalle zanzare che campavano di pane, birra e cipolle. Li abbiamo ascoltati. Hanno raccontato gli assalti notturni dei rom che cercavano di rubar loro le borse di rame "sgusciato" cavo dopo cavo. Ci hanno mostrato la ragnatela di fili e campanelli appesi alla baracca di cartone: il loro sistema d'allarme. Allora ti chiedi se lupi si nasce o si diventa. Allora chiediamo al sindaco, al prefetto e a tutti quelli che ce la stanno mettendo tutta per rendere questa città più sicura di non abbassare la guardia. Gli sgomberi intelligenti dei campi rom sono la soluzione solo a una parte del problema. Un cancro così grande e duro da estirpare va combattuto ogni giorno senza mollare mai l'osso. Nessuno è Gesù Cristo. Anche un agnello, a forza di vivere in una grotta, diventa lupo. E se accade siamo tutti fregati. a pag. 44 il servizio di Silvia Mancinelli

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