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Bordelli cinesi gestiti al call center

Una casa di tolleranza gestita da cinesi scoperta dalla Squadra mobile di Roma (foto Gmt)

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Gestivano i bordelli cinesi come si fa con le visiste dal medico specialista. Si telefonava a un numero di telefono, rispondeva la centralinista di turno al call center che fissava luogo, data e ora dell'incontro con la lucciola dagli occhi a mandorla. Prezzo: dai 50 ai 70 euro a prestazione. Base dell'organizzazione Roma, le case a luci rosse in tutta Italia: venticinque tra Puglia, Campania, Abruzzo, Emilia, Lombardia e Veneto. Undici nella capitale: via Albania Vicolo delle Palle, via Gregorio XII, via Procida, via Aurelia, via Tasso, via Flaminia, via Cesana, via Cimento, via Tor de' Schiavi e viale Parlmiro Togliatti. A stroncare il giro è stata la Squadra mobile di Vittorio Rizzi. Undici le persone arrestate (7 uomini e 4 donne). La base della catena dei bordelli, infatti era a Roma, dove pure risiedevano gli sfruttatori, nelle zone dove gli orientali hanno messo radici da tempo: oltre all'Esquilino, a Casilina, Prenestina e Tor Pignattara. Le indagini sono partite un anno fa, con la solita segnalazione di residenti che notano uno strano viavai di facce nuove, cinesi. Si mette al lavoro la sezione Criminalità straniera di Maurilio Grasso. E passo passo gli investigatori scoprono la struttura dell'organizzazione. Gli appartamenti vengono scelti consultando le offerte delle agenzie immobiliari. La tipologia che va per la maggiore sono piani bassi con entrate indipendenti. Chi firma il contratto di affitto è sempre lo stesso, sulla carta un cinese al quale è stato preso il documento e viene usato come prestanome fantasma. In casa lavorano due o tre ragazze. Le più belle sono riservate ai connazionali, le altre a italiani e stranieri. Alle giovani spetta il 50 per cento dell'incasso. Sia loro che gli sfruttatori vengono dalla stessa regione sudorientale della Cina, lo Zehjiang, patria anche del 90 per cento dei cinesi che si trovano in Italia. La pubblicità viene fatta con inserzione sui giornali, italiani e cinesi, e anche nei ristoranti, con volantini con la scritta «Fiume d'amore». Notevole il giro d'affari. Al giorno una casa dell'amore poteva rendere anche mille euro. E in Italia i bordelli erano venticinque. Una fortuna in contanti. Gran parte dei guadagni finiva in Cina, usando il canale dei money transfert.  

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