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Raid alla Magliana, fermati tre bulli

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Altri tre bulli fermati e due denunciati per l'assalto al bar bengalese alla Magliana domenica sera. Dopo l'arresto di tre teppisti, di 15, 16 e 20 anni all'indomani del raid in via Murlo, ieri i carabinieri della stazione Villa Bonelli avrebbero chiuso il cerchio con l'arresto degli altri componenti della banda di otto persone che hanno devastato il bar «Brothers» e ferito quattro persone, compreso il fratello del titolare Mohammed Masuh. Uno degli ultimi tre fermati è un sedicenne che è andato a far compagnia agli alti due adolescenti nel centro di via Virginia Agnelli; gli altri due invece sono adulti sotto la trentina. Mentre sono stati solo denunciati altre due persone, forse per favoreggiamento. Gravi le accuse ipotizzate dai carabinieri nella prima informativa inviata in Procura: rapina, lesioni con l'aggravante della motivazione razziale. Per tutta la giornata di ieri i carabinieri hanno mostrato ai bengalesi feriti durante l'assalto le foto di giovani violenti che avevano già commesso aggressioni. I sei fermati e i due denunciati, infatti, sembra facciano parte di una banda del quartiere che si era resa responsabile di atti di violenza e vessazioni nei confronti di immigrati. E il violento assalto di domenica sera sembra essere nato proprio da una delle solite liti che avrebbe coinvolto un ambulante bengalese ed i giovani partecipanti al raid punitivo. Li ha riconosciuti anche un ambulante, che i ragazzotti volevano derubare. «Sono loro» avrebbe detto ai carabinieri. Qualche giorno prima del raid, l'uomo aveva allestito il banchetto a via Murlo, davanti al bar di Masuh. I ragazzi avrebbero preteso di ottenere merce gratis, forse un anello di bigiotteria. Ma l'uomo si era ribellato. «Se non mi paghi, rimettilo a posto» aveva detto ai ragazzi. Al diniego sarebbe scattata la violenza. E l'ambulante si è rifugiato nel bar «Brothers». Ma domenica pomeriggio è scattata la rappresaglia. La devastazione del locale sarebbe dunque stata una spedizione punitiva per colpire il titolare del bar che aveva difeso il connazionale. Ieri è stato lo stesso sindaco Gianni Alemanno così come il prefetto dopo un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza a parlare di una violenza giovanile che nulla ha a che vedere con violenza politica o movimenti razzisti. «Il dato di allarme è la crescita della violenza giovanile, delle bande, dell'intolleranza che spesso assumono carattere xenofobo», ha detto il sindaco Alemanno aggiungendo che «troppi giovani a Roma trovano nella violenza e nell'intolleranza lo sfogo alle frustrazioni e dunque è necessaria un'educazione ala legalità e alla tolleranza». E lo stesso prefetto, Giuseppe Pecoraro, ha sottolineato che quanto avvenuto a via Murlo «è un fenomeno di bullismo e per questo motivo si è deciso di svolgere una ricerca su tutto il territorio romano per poter verificare la presenza di bande giovanili e del fenomeno del bullismo». Un fenomeno, quello delle bande giovanili con il quale lo stesso figlio del sindaco, Manfredi, 15 anni, ha dovuto fare i conti l'altro ieri sera ai Parioli. Il giovane, insieme ad un amico, è rimasto vittima di un'aggressione da parte di un gruppo di ragazzi italiani ma figli di immigrati arrivati ai Parioli con l'idea di vendicare un torto subito qualche giorno prima. Hanno scambiato il figlio del sindaco ed il suo amico per altri due giovani e ne è nata un'aggressione conclusasi senza gravi danni. Il sindaco e la moglie hanno poi deciso di non sporgere querela e soprattutto perché «l'episodio ha a che fare con altri minorenni». E mentre nelle strade della Magliana sfilava un corteo contro la violenza gli amministratori e le forze dell'ordine pensano ad una strategia futura diretta proprio ai giovani e che abbia come obiettivo la legalità e la tolleranza.

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