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Chiara Le Moglie Ma come parlano i ragazzi romani? Questo è l'interrogativo che ci si pone sentendo il linguaggio che utilizzano i giovani dell'urbe per comunicare tra di loro.

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Sitratta di un gergo fortemente sonoro e caratterizzato da parole del tutto nuove. Un lessico costituito da neologismi o da parole prese in prestito da altri contesti per enfatizzare al massimo il concetto che devono rappresentare. La cosa sorprendente è che i ragazzi romani, sia che provengano dal centro che dalle zone periferiche, parlano tutti lo stesso linguaggio. Una koinè linguistica che accomuna tutti i quartieri di Roma. Ragazzi di qualsiasi estrazione sociale che fanno uso degli stessi termini per comunicare tra di loro. Arianna frequenta il liceo classico Giulio Cesare è mi fà una piccola lezione sullo slang utilizzato dai suoi coetanei. «La prima cosa è il saluto - dichiara la ragazza - non ci salutiamo con un semplice ciao ma con il termine "bella". Poi - prosegue Arianna - ci sono una serie di termini che utilizziamo per comunicare come tajarsi dalle risate per dire divertirsi, da paura per indicare una cosa bella o scialla che per noi significa tranquilla». Questo nuovo linguaggio giovanile appartiene anche ai ragazzi universitari che non disdegnano l'uso di frasi quali damose 'na punta per dire diamoci un appuntamento, m'è preso a male se non piace qualcosa oppure smaltita per indicare un emozione molto forte. Marco, all'ultimo anno della facoltà di Economia, nel parlare con i propri amici utilizza normalmente i termini del nuovo slang romano. «Questo nostro linguaggio giovanile è costituito da frasi e da parole del tutto particolari di cui si comprende il significato solo se si conoscono. Sfattonato - continua Marco - è un tipo poco sveglio, "prendersi una scimmia" indica assuefazione a qualcosa oppure la frase "è una bazza" significa avere avuto una dritta".

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