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Addio a Piero Borghini pilastro della Cronaca

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Loricorda così Nicola Cavaliere, per anni funzionario della squadra mobile di Roma, poi questore e ora vice capo dell'Aisi. Piero Borghini, dopo tanto soffrire è morto ieri notte. Fino alla fine ha pensato al suo giornale. A Il Tempo. Giorni fa una telefonata per sapere del nuovo direttore, di come stavamo. Di come andava il giornale. Lui stava male, ansimava, sentiva venir meno la sua vita e lo confessava con quel senso del fato che lo ha sempre contraddistinto. Piero Borghini fu testimone attento e scrupoloso di 50 anni di fatti e misfatti della vita cittadina. Ha esordito giovanissimo al Corriere della Nazione, è cresciuto professionalmente al Giornale d'Italia, dal 1957 alla metà degli anni Settanta, quando chiuse la gloriosa testata, e, nell'età matura, ha percorso una brillante carriera nella cronaca de Il Tempo. La barba grigia, la sigaretta tra le mani e un orecchio attaccato al telefono, dietro quella scrivania che era il ponte di comando della Cronaca di Roma de Il Tempo. L'aria bonaria e l'atteggiamento gentile, ma poi ordini perentori per mettere in campo la squadra migliore, cronista e fotografo, per andare a caccia della notiza. Metodico, arrivava sempre alle 9 e andava via alle 17,30. Attraversava la città con i mezzi pubblici, luoghi dove raccoglieva gli umori dei cittadini e le notizie che poi trasferiva ai suoi reporter per costruirci servizi e inchieste. Impegno e metodo le sue caratteristiche che ha cercato di trasmettere a più di una generazione di aspiranti cronisti. Non dava tregua. Ogni mattina, implacabile, faceva il giro di nera: telefonate su telefonate a polizia, carabinieri, vigili del fuoco. In continuazione. Conosceva tutti i suoi interlocutori. Dava del tu a questori e generali, marescialli e agenti. L'imperativo erano le fonti e lui ne aveva tantissime e le trasmetteva alla squadra: quella cronaca de Il Tempo che per anni Piero Borghini ha coordinato senza sosta. Nonostante gli acciacchi infiniti che lo tormentavano. Negli anni dei sequestri di persona e del terrorismo cambiò abitudini. C'era sempre, dietro quella scrivania, a comporre numeri di telefono e ascolatare «Pippo» lo scanner sintonizzato sulle frequenze della polizia: Borghini riusciva a decifrare sigle e comunicazioni in codice. Ci sbalordiva quando riconosceva per nome e cognome gli equipaggi delle volanti che parlavano per radio. Qualche volta si concedeva uno strappo e arrivava più tardi, sempre visite mediche, ma stava tranquillo, aveva i suoi fotografi già sul fronte della notizia. Giorni fa, nello sfogliare la collezione de Il Tempo del febbraio 1977, ecco l'articolo di Piero sulla cattura di Vallanzasca. Un lungo racconto, pieno di notizie, senza sbavature, aggettivi o avverbi: la cronaca secca e densa di dettagli di un cronista di razza. Sigaretta e lettera 22. Agendina ricca di numeri. I cellulari non c'erano ancora e la svolta era avere i numeri di telefono di casa di poliziotti e carabinieri. Borghini era la grande ala protettrice di chi era «in strada». Barillari o un altro fotografo aggredito? Borghini scatenava un inferno: chiamava i vertici di polizia e carabinieri. Se il collega finiva in ospedale, era lui a chiamare il pronto soccorso. Una certezza la sua presenza a quella scrivania lassù al quarto piano di Palazzo Wedekind. Ma Borghini era un reporter attento ai mutamenti. Quindi non solo cronaca nera. Fu lui che si inventò quel «giro in città» elenco di mostre ed eventi a Roma, che ora è parte integrante delle pagine cittadine di tutti quotidiani. Una rubrica faticosa da fare e di cui si assumeva l'onere, lui il capo. Era affezionato al suo yorkshire e quando morì, noi i cronisti di allora non potemmo fare a meno di regalargliene un altro. Le vacanze all'Elba, sempre a luglio e poi il sogno di quella casetta a Torricella sui contrafforti reatini dove con la moglie Rina trascorse sereno la prima parte della sua pensione. I giovani cronisti crescevano e «chioccia Borghini» si convinse che era giunto il momento di lasciare quella sedia, scomoda e affascinante, sulla tolda di comando. Negli ultimi anni si è impegnato nel Sindacato Cronisti e aveva dato il suo contributo anche per le manifestazioni del Centenario di quest'anno. Gli squilli dei telefoni e il gracchiare della radio gli mancavano. Piero più volte è tornato a trovarci. Sempre ci chiamava per darci la notizia. Un affetto che abbiamo ricambiato. Se non abbiamo appreso i suoi insegnamenti è solo colpa nostra. Ciao Piero. Antonio Angeli, Marino Collacciani, Anna Fiorino, Maurizio Gallo, Lidia Lombardi, Maurizio Piccirilli, Luigi Salomone, Cinzia Tralicci, Paolo Zappitelli

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