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Alla fine, come ogni appuntamento sportivo degno di questo nome, la sfida tra Roma e Venezia ad ospitare le Olimpiadi del 2020 (in caso di aggiudicazione italiana) inizia con una stretta di mano.

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Edè stato proprio Petrucci, ieri, a ribadire «una valutazione imparziale» dei dossier delle due città allontanando il sospetto ventilato nei giorni scorsi anche dallo stesso sindaco lagunare di una smaccata preferenza del Coni per Roma. Anche se così fosse, però, Petrucci non avrebbe tutti i torti. E se fossimo a Tor di Valle non avremmo bisogno dei consigli "der pomata" per capire quale dei due equini in gara sia l'asino o il cavallo. Se ne sono accorti tutti, anche la Lega e alcuni esponenti veneti del Pdl, che però, per ovvie ragioni elettorali "in loco", devono sostenere Venezia. Se ne è accorta pure la Bonino, ma la sua valutazione, essendo candidata alla guida delle Regione Lazio, deve essere presa per quella che è. Più interessante la scelta di alcune grandi aziende pubbliche, come Rai e Ferrovie dello Stato, che si sono schierate dalla parte del Campidoglio e che ha fatto inviperire Lega e dintorni. Una preferenza dettata dal portafoglio, più che dal cuore, ma che scioglie ogni dubbio su quale sia, tra Roma e Venezia, il cavallo vincente. Per non parlare dell'occhiolino fatto alla Uir da mister Profumo (ad di Unicredit), uno che ha un discreto fiuto per gli affari.

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