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Roma non è più quella dei ministeri.

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Èseconda soltanto a Milano. È riuscita anche a fronteggiare la crisi meglio delle altre città. Merito di aziende concentrate nel settore dei servizi e orientate alle tecnologie. Ci sono stati licenziamenti e cassa integrazione ma meno che nel resto del Paese. Tuttavia il commercio soffre. Finora è mancata una programmazione adeguata che tenesse in equilibrio la grande e la piccola distribuzione. I centri commerciali sono nati come funghi, spesso senza nemmeno strade e parcheggi in grado di limitarne l'impatto. Allo stesso tempo sono rincarati gli affitti e tanti piccoli esercenti si sono indebitati sperando in un'inversione di rotta. L'ultima spiaggia è arrivata con i saldi che hanno dato una boccata d'ossigeno. Ma la situazione resta critica. Nel 2009 hanno chiuso tremila attività, quest'anno a rischio ce ne sono altre duemila. Soprattutto alimentari e negozi di abbigliamento: non reggono la concorrenza dei grandi magazzini. Le serrande abbassate sono ormai un'emergenza. Non si può fare finta di niente. Confesercenti e Confcommercio chiedono un confronto con gli enti locali. Regione, Comune e Provincia farebbero bene a non perdere tempo.

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