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Vomito, escrementi, bottiglie, coperte e materassi. I sottopassi di Porta Pia sono ancora dormitori. Per entrarci servono scorta e maschera antigas

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.All'indomani dell'aggressione siamo tornati a Porta Pia. Ma nei tunnel sotto la piazza simbolo di Roma nel mondo, a lato della Nomentana - sull'altro c'è il ministero dei Trasporti - c'è ancora l'inferno: vomito, escrementi e laghi d'urina sul percorso che porta alla tana dei disperati, tossicodipenti ed extracomunitari, che dormono su materassi e coperte nell'acquitrino di piscio e resti di cibo, vetri rotti, cumuli di bottiglie e siringhe. Parcheggio la Vespa sul lato sinistro della statua del Bersagliere al centro di Porta Pia. Ma la puzza la senti ancora prima di scendere le scale del sottopassaggio. E se tira il vento arriva fino ai tavolini dei fast-food, dove ieri mangiavano i turisti sotto il bellissimo sole seguito alla nevicata. Scendiamo i gradini, l'odore è nauseabondo. Mai sentito nemmeno nei campi nomadi abusivi e nelle baraccopoli disseminate e smantellate in tutta Roma. Ci copriamo la bocca con la sciarpa ma non basta. Lo stomaco sussulta ad ogni scalino, ce ne fosse rimasto uno che non sia diventato una latrina. Ci vorrebbe la maschera antigas. E siccome non abbiamo neanche la scorta ci fermiano al mezzanino. Ci basta quel che abbiamo visto nel pianerottolo dove si snodano due corridoi bui, che «portano ad un vecchio parcheggio interrato su cui sono stati spesi montagne di soldi ma mai aperto» ci spiega quando riemergiamo Maria, titolare del fast-food Rossopomodoro. Ogni scalino è una foto con qualche schifezza da immortalare. E bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi: ci sono siringhe e vetri rotto dappertutto. Sul "pianerottolo" il dormitorio: coperte ben ripiegate che spiccano nel casino. Chissà se s'è rifatto il letto l'immigrato con la pelle scura ma non nera che abbiamo visto uscire qualche attimo prima d'entrare. Usciamo, e riecco Roma. Sulla sinistra via del Policlinico, con altri sottopassi della vergogna fino a piazza della Croce Rossa. Sulla destra Corso Italia, e ancora tunnel ai lati della strada, davanti al palazzo dove c'era l'Inpdap, occupato a marzo di tre anni fa. Adesso le chiavi dello storico stabile ce le hanno i kapò rossi che fanno entrare e uscire chi gli pare. E chi non trova posto forse finisce nei sottovia. Massimo Inches, consigliere Pdl del Municipio II attacca. «A chi mi chiedeva di sollecitare lo sgombero e la bonifica dei sottopassaggi, ho dovuto rispondere che questa è stata definita la politica di agitare minacciosamente un manganello, non condivisa da alcuni esponenti politici del mio partito». Il presidente della Commissione Sicurezza del Campidoglio, Fabrizio Santori aveva chiesto una verifica sull'eventuale stato di degrado e l'illuminazione nei 60 tra sottopassaggi pedonali, ferroviari e sottovia di proprietà del Comune. Alla lista mancano le nuove centralità urbane, che il dipartimento sta aggiornando.

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