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Delitto nel viterbese s'indaga tra gli amici

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Marcella Rizzello, uccisa davanti alla sua abitazione a Civita Castellana

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L'omicidio non era premeditato, ma sarebbe scaturito da una discussione, poi degenerata, durante l'incontro tra Marcella Rizzello, uccisa a colpi di arma da taglio, e il suo assassino. La donna, con altissima probabilità, conosceva l'omicida, come fa supporre il fatto che il cane lupo di Marcella non sia stato sentito abbaiare, come faceva abitualmente quanto entrava un estraneo, e che sulle porte e sulle finestre non c'è alcun segno di affrazione. A meno che il cane non sia stato narcotizzato. Un quesito, quest'ultimo, che troverà risposta solo quando gli inquirenti avranno a disposizione i risultati degli esami tossicologici sul sangue della bestia, affidati a un laboratorio specializzato di Siena. Sono questi, allo stato, i punti fermi dell'inchiesta sull'omicidio di Civita Castellana, avvenuto il 3 febbraio scorso. Inoltre, l'assassino, prima di infliggere i colpi mortali a Marcella, sarebbe entrato in più di un vano dell'appartamento, come emergerebbe dalle impronte rilevate dai Ris. Per quanto riguarda il fatto che la donna sia stata trovata con i pantaloni del pigiama abbassati, gli investigatori stanno vagliando due ipotesi: una è che il pigiama gli possa essere sceso durante la colluttazione con l'assassino; la seconda, che potrebbero essere stati abbassati dall'autore del delitto per far subodorare un tentativo di violenza sessuale e sviare le indagini. La bottiglia di vetro trovata sul pavimento della camera da letto della vittima, invece, potrebbe essere stata usata come arma contundente prima dell'omicidio. Anche oggi, intanto, i carabinieri continueranno ad ascoltare altre persone. Un lungo e paziente lavoro di scavo nel passato di Marcella e del suo compagno Francesco Vincenzi. Lo scopo è lo stesso dal primo giorno: far emergere un particolare, un vecchio rancore, un motivo d'attrito che potrebbe aver fatto da movente al delitto.

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