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Olimpiadi e Gp, la Lega insulta Roma

Roma candidata alle Olimpiadi 2020

Corsini: "Per Venezia nessuna chance"

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La data di consegna dei dossier al Coni per la candidatura alle Olimpiadi 2020 si avvicina e il pressing politico della Lega Nord si fa ogni giorno più falloso. Così, mentre la Capitale fa due conti pubblici e annuncia progetti di massima, il sindaco di Venezia Cacciari si tiene stretti nel cassetto i punti chiave del suo piano olimpico lasciando alla Lega le solite crociate contro "Roma ladrona". E i leghisti, ogni giorno, pur mancando ancora tre mesi alla decisione finale del Cio, non risparmiano becere battute al vetriolo. A tirare fuori arsenico, vecchi e noiosi merletti, ci ha pensato ieri l'eurodeputato Matteo Salvini dalle colonne della sua rubrica "Cavolini padani". La giovane - "manco" troppo - camicia verde, rispolverando i versi in rima del cantautore Alberto Fortis «vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, distruttori di finanze e nati stanchi, siete un peso alla nazione, siete proprio brutta gente, io ti odio grande Roma decadente», è tornato a prendersela con «quel "sistema" - parole sue - che sotto il Colosseo prospera, vivacchia e rubacchia da secoli». Che il "sistema" dei palazzi del potere non ce la metta proprio tutta per far bella figura è noto. Ma associare sempre il Colosseo alle "male abitudini" è stucchevole. Far passare i romani da complici nullafacenti ha davvero stufato. Prendersela con la Capitale che cerca di portare a casa la sua seconda Olimpiade e la Formula 1 è troppo. Ma addirittura ipotizzare che i romani «copioni» - vedi Festival del Cinema, Carnevale romano, Alta moda romana - prima o poi finiranno per rubare al Nord i marchi "dop" della bagnacauda e del pesto alla genovese, è davvero inaccettabile. Salvini sappia che trofie al pesto, bagnacauda, polenta taragna e bigoli in salsa il Nord se li può pure tenere. Roma ha già i rigatoni con la pajata, la coda alla vaccinara, la trippa alla romana, le fettuccine con le rigaje, i carciofi, le puntarelle, l'amatriciana, l'abbacchio e il pecorino. Come diciamo qui a Roma, «caro Salvini, magna tranquillo!», che nessuno vuole toglierti il piatto da sotto al naso, soprattutto se è piena d'aglio come la bagnacauda. Ma sulle Olimpiadi e la Formula 1 Salvini si è spinto oltre. Se l'è presa con la Rai, che a suo avviso parla solo romanesco, ha attaccato l'Alitalia, che ha preferito Fiumicino a Malpensa e che anche il suo Governo ha salvato, e ha accusato le lobby di «tottilandia» di lavorare sotto banco per portare lo spirito trasteverino sul palco dell'Ariston. Se l'è presa pure con il Grande Raccordo Anulare: «Non è giusto far pagare ai milanesi la tangenziale mentre i romani scorrazzano gratis sul Gra». Per la candidatura alle Olimpiadi e il Gran premio - che non sta digerendo, figuriamoci i salti di bile che dovrà sopportare dopo la decisione del Cio - ha invece trovato una soluzione brillante: «Se li volete pagateveli», dice, dimenticando che il Gran premio sarà quasi totalmente in project financing e che le Olimpiadi, se a Roma saranno, saranno le Olimpiadi degli italiani, non solo dei romani. Matteo Salvini ricorda tanto quel tale che faceva un comizio in uno sperduto centro di montagna e chiedeva ai paesani: «La volete l'acqua?» «Sìì», rispondevano quelli. «Allora scoperchiate i tetti!». Se la soluzione è la rissa ditelo, perché Roma non si tirerà certo indietro.

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