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Palmieri: «Più interventi per il sociale»

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«Lascelta di entrare in politica nasce nel duemila quando inizio ad occuparmi dell'emergenza casa. Mi resi conto che i miei problemi erano quelli di molti e quindi ritenni fondamentale un mio impegno civico». Perché ha scelto la lista civica di Renata Polverini? «Le mie radici culturali sono rappresentate dal centrodestra, ma non ho mai avuto una tessera di partito e quindi ritenevo rigoroso scegliere una lista legata alla gente come quella della Polverini». Cosa serve alla Regione Lazio? «Racconto un aneddoto: nel 2004 partecipai con un gruppo di cooperative ad un bando che si poneva l'obiettivo di sopperire l'emergenza casa. Siamo nel 2010 e ancora stiamo aspettando. Per fortuna che si trattava di emergenza». Questione di malgoverno? «Certamente sì, ma potremmo parlare di mille problemi: dalla sanità alla sicurezza. Sono anni che mi impegno su questi temi e non perché credo che possano catturare voti, ma perché li vivo in prima persona». Nel suo programma parla di difesa della famiglia. È una questione di appartenenza religiosa? «No. Ho scritto un compendio su questo tema, dove spiego che i motivi per difendere la struttura della famiglia e per sostenerla nelle sue funzioni sono evidenti e che le imposizioni religiose e morali hanno un'influenza del tutto marginale. Quello su cui dobbiamo concentrarci: la famiglia è la cellula base di uno Stato e non tutelarla sarebbe un suicidio sociale». Si parla tanto di sicurezza, ma senza trovare una soluzione. Qual è la sua ricetta? «Bisogna partire dai giovani. Con l'associazione Legalità e Progresso, di cui sono presidente onorario, siamo andati nelle scuole a spiegare agli studenti la legalità. La nostra visione è quella di una legalità a trecentosessanta gradi. Quindi, quando si parla di questo argomento bisogna parlare anche di evasione fiscale, di truffa e via dicendo».

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