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Sparlava dell'amico e lui lo accoltella

In aumento il numero dei giovani col coltello in tasca

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Due ragazzi di buona famiglia. Studenti liceali e incensurati, legati da amicizie comuni e amici anche tra loro. Fino a ieri. Quando uno ha «sparlato» dell'altro, infatti, il più «fumantino» dei due non ci ha visto più: ha convocato il coetaneo «pettegolo», prima l'ha aggredito verbalmente e poi l'ha accoltellato. Tre volte. Per fortuna, senza conseguenze gravi: il ferito se la caverà in un paio di settimane. Teatro del confronto finito nel sangue, la centralissima piazza Navona. Marco viene a sapere che Giovanni (i nomi sono di fantasia) lo ha definito un tipo arrogante e manesco. E non gli piacciono neppure i tatuaggi che marcano il suo corpo da diciassettenne. Niente di grave, ma abbastanza per far andare su tutte le furie Marco, che telefona subito all'amico per chiedergli un chiarimento faccia a faccia. Giovanni, che abita in via Flaminia, lo raggiunge nei pressi del ristorante del padre vicino piazza Navona, appunto. Marco è lì a cena e, prima di incontrare il coetaneo, si infila in tasca uno dei coltelli da tavola dell'esercizio commerciale. Dopo un diverbio, Marco impugna senza esitare l'arma e infilza tre volte Giovanni: due al torace e una alla gamba sinistra. Quindi si dà alla fuga, getta il coltello in uno scolo dell'acqua e si unisce a un gruppo di amici. Il ferito chiama il 112 e, mentre un ambulanza lo trasporta al Santo Spirito, i carabinieri della Compagnia Roma-Centro agli ordini del maggiore Luigi De Simone si mettono sulle tracce dell'aggressore. Sarà il padre ristoratore a facilitarne la cattura, chiamandolo al «cellulare» e invitandolo a tornare al ristorante. Nel locale, Marco trova i carabinieri che lo fermano per tentato omicidio e lo accompagnano nell'istituto per minori «Virginia Agnelli». Giovanni viene giudicato guaribile in 15 giorni di cure. Malgrado la violenza con cui i fendenti sono stati inferti, le sue ferite non sono gravissime. Il coltello, infatti, non era affilato e aveva la punta arrotondata. E Giovanni, probabilmente, deve la vita al fatto che il suo ex amico è figlio di un oste e non di un macellaio.  

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