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Riano, al via le ronde per difendere la casa

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«Cisentiamo come una tribù indiana che deve difendere il suo villaggio». È con questo stato d'animo che i 400 residenti di Riano hanno deciso di organizzare delle ronde dall'alba fino a mezzanotte per impedire di essere sgomberati. L'obiettivo è quello di avvistare le forze dell'ordine per avere il tempo di barricarsi dentro casa. Non si tratta di azioni violente come la parola «ronde» potrebbe far pensare. Ma di semplici turni di guardia per non farsi trovare impreparati e riuscire a bloccare gli sgomberi come è già accaduto il 15 gennaio e due giorni fa. Perché è proprio grazie all'organizzazione mostrata venerdì scorso che le famiglie dei borghetti di Riano sequestrati un anno fa per lottizzazione abusiva sono riusciti ad impedire lo sgombero di due delle 117 villette finite nell'inchiesta della procura di Tivoli. La tensione al borghetto Colle del Drago, in via Codette, è alta. Come lo è a Stazzo Quadro, Colle delle Rose e Valle Braccia. Le località di campagna a pochi chilometri dal centro di Riano dove a partire dal 2002 sono state costruite quelle villette che, secondo le indagini del pm Ramacci, in base alle norme urbanistiche vigenti, avrebbero dovuto avere destinazione agricola e non residenziale. I residenti chiedono di verificare le eventuali responsabilità nel processo senza dover essere costretti a lasciare casa ancor prima del dibattimento. Invocano la buona fede e ricordano di aver seguito tutti gli iter richiesti (le licenze edilizie sono state rilasciate dal Comune, le compravendite sono state rogitate dai notai e le banche hanno concesso mutui di centinaia di migliaia di euro). Per questi motivi hanno deciso di avviare, già da domani, i primi appostamenti in punti strategici del territorio. Pronti a far squillare le trombe al primo scorgere delle forze dell'ordine. Nel borghetto numero uno, quello di Colle del Drago che conta otto villette, ieri erano state pargheggiate alcune auto all'entrata del cancello con il chiaro scopo di bloccare l'ingresso. Quella che si è creata è una situazione non facile per le forze dell'ordine che venerdì hanno dovuto rinunciare all'esecuzione dello sgombero proprio per evitare problemi di ordine pubblico. I residenti, dal canto loro, sono stremati. «Ormai viviamo come fossimo dei carbonari - racconta Simone - non rispondiamo più al citofono per paura di trovare un'agente della forestale. L'altro giorno ho lasciato fuori casa mia zia proprio perché non mi aveva avvertito». Intanto si fanno le corse contro il tempo per cercare una soluzione. Domani i tecnici del Comune, assieme ai residenti, si recheranno in Regione dove è stato instituito un tavolo ad hoc per escogitare una misura urbanistica in grado di sgongiurare lo sgombero delle famiglie. Il primo incontro c'è stato il 16 gennaio. In quell'occasione era spuntata l'ipotesi di istituire una società che si facesse garante della destinazione agricola dei terreni. Il Comune poi, d'intesa con la Regione, dovrebbe adottare una variante al piano regolatore per «sanare» la posizione dei residenti. Anche se il sindaco Nicola Regano più volte in passato ha detto di sentirsi con le mani legate sostenendo il corretto operato dell'amministrazione dell'epoca. I residenti chiedono di fare in fretta. Per non dover fronteggiare un'altra giornata «in trincea» in difesa della propria casa.

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