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Anticancro, sei mesi d'attesa

Il policlinico di Tor Vergata, Roma

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È la macchina del calore che ferma il cancro senza alcun effetto collaterale dannoso per il paziente. Ma c'è una sola macchina per fare ipertermia al policlinico Tor Vergata. E per farsi applicare le piastre che scaldano e rimpiccioliscono i tumori, bisogna aspettare sei mesi, e nell'attesa si muore. «L'ipertemia è la cura più moderna ed efficace nella lotta ai tumori, una terapia capacitiva ovvero ripetibile e non invasiva, senza nessun danno» conferma il prof. Giuseppe Maria Pigliucci, chirurgo oncologo. Ma a Tor Vergata, nell'ambulatorio che dirige, c'è ancora un solo macchinario, nonostante la richiesta inoltrata al direttore generale del policlinico Enrico Bollero, al rettore dell'università di Tor Vergata, Renato Lauro, e al direttore sanitario aziendale, Isabella Mastrobuono. «Sì, abbiamo ancora un solo macchinario» conferma Pigliucci. E pensare che quando non lavorava in una struttura pubblica di macchimari ne aveva di più. «Per facilitarmi mi avevano dato Villa Mafalda - racconta - poi Villa Europa dove prima avevo tre macchine di ipertermia, e potevo trattare circa 25-30 malati al giorno». Al policlinico universitario invece se ne possono trattare «solo 8-9 al giorno - dice Pigliucci - perché ogni malato deve fare 8-16 sedute e blocca l'unica macchina per 3 settimane». Le richieste aumentano. «Oggi è arrivato un ammalato da Torino, un altro ha chiamato da Monterotondo - dice Pigliucci-, è una continua richiesta di aiuto della gente che non risponde più alla chemio ed è grave che non si possa dare un aiuto con una terapia ufficiale e non sperimentale riconosciuta dal servizio sanitario nazionale col numero 99.85».   La lista è lunga, si calcola che ci siano almeno 700 persone in attesa, informate dal tam tam di chi ha saputo dell'esistenza dell'ipertermia, solo dopo lunghi cicli di chemio, e quando era stata rimandata a casa con la sola morfina. È la storia di Angela Speranza, 73 anni, abruzzese romanizzata. Come lei tanti altri sono approdati alla cura del calore come ultima spiaggia. Perché quasi mai gli oncologi ne parlano ai pazienti. «Eppure l'ipertermia se associata alla chemio ne potenzia gli effetti pur consentendo dosaggi minimi, e per questo dovrebbe essere inserita in multiterapia» dice Piglucci. Ma, chissà perché, quasi mai viene consigliata la «chemioterapia associata metronomica che da effetti ottimi perché rinforzata dall'ipertermia».   Chi può, emigra all'estero per sottoporsi all'ipertermia. «In Germania ci sono 200 centri di ipertemia - fa il conto Pigliucci - in Giappone 92, e in Francia, Inghilterra e in Russia si può fare ipertermia nelle strutture pubbliche. Da noi invece i pazienti muoiono nell'attesa o emigrano all'estero. Se almeno ci fossero due macchinari a Tor Vergata potremmo dimezzare i tempi d'attesa». La buona notizia è che il prof. Pigliucci, unico in Italia a dirigere un corso di perfezionamento post laura in ipertermia per medici e laureati in scienze mediche, il 19 febbraio inaugura un corso di ipertermia a Tor Vergata. Al corso collaborerà anche il prof. Francesco Schittulli, presidente della Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt). E si sono interessati a questa metodica anche il prof. Roberto Orecchia, primario di radioterapia dello staff di Veronesi, e il prof. Mattia Osti del Sant'Andrea che fa radioterapia stereotassica, cioè mirata al tessuto tumorale, la più localizzata e meno dannosa, e «anche questa, si potenzia con l'ipertemia».  

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