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Autisti drogati, tolleranza zero

La scena dopo l'incidente

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Quanto è difficile scovare gli autisti dell'Atac che si fanno una canna o assumono cocaina. Non bastano neanche 30 test antidroga al giorno, tutti i santi giorni, ben 1.650 controlli a campione effettuati finora nel laboratorio medico allestito al quartier generale dell'Atac a via Prenestina, subito dopo il tragico incidente nel dicembre 2008 a via Newton, quando un pensionato appena sceso dalla sua macchina fu travolto e ucciso dal conducente di un autobus che aveva assunto cocacina. Difficile, sì. Perché è stato un caso, e non un accertamento preventivo, a far scoprire l'ultimo autista che disonora un'intera categoria di onesti lavoratori. Il caso si è presentato ancora una volta sotto forma di incidente anche se, questa volta, causato, pare, da un automobilista ubriaco. Altrimenti l'ultimo autista trovato positivo al drug test, effettuato in un ospedale pubblico, l'avrebbe passata liscia. E invece il giovane autista dell'Atac che domenica mattina ha evitato di centrare in pieno una macchina che tentava una manovra azzardata sull'Ostiense, e che poi è finito contro un albero, aveva fumato una canna (quando, di preciso, non si sa). Dimostrando di infischiarsene dei controlli Atac, 1.650 test delle urine alla ricerca di tracce di cannabis, oppiacei o cacaina, effettuati a campione con un preavviso di sole 24 ore sui 6.500 autisti Atac (300 le donne) che devono sottoporsi per legge anche ai controlli annuali presso l'ospedale San Giovanni. Chissà se anche il giovane autista Atac di 33 anni, in servizio da sei, aveva fatto parte della campionatura. Domenica mattina si è schiantato contro un albero per evitare di centrare la macchina che gli stava tagliando la strada. Ed è finito al Cto insieme all'automobilista che gli si era messo di traverso. Sottoposto in ospedale al drug test sono saltati fuori gli altarini: tracce di cannabis. L'autista è stato momentaneamente sospeso dal servizio. «La lettera di sospensione è già stata firmata» conferma Adalberto Bertucci amministratore delegato di Atac, l'azienda che dopo la fusione con Trambus dal primo gennaio gestisce gli autisti dei mezzi pubblici. «Ricordiamo inoltre - aggiunge - che, secondo una prima ricostruzione a provocare l'incidente sarebbe stato il conducente dell'auto privata che poi sarebbe risultato positivo al test alcolemico». Bertucci riconferma la politica di «tolleranza zero» iniziata quando era a capo di Trambus. È lui il "padre" del laboratorio di analisi, allestito quando era amministratore di Trambus al pian terreno del quartier generale di Atac a via Prenestina. Ha fatto acquistare i macchinari per le analisi delle urine, effettuate ogni giorno dal responsabile del servizio, il dottor Alberto Romiti, coadiuvato dalla dottoressa Civico e da un altro collaboratore. «Noi dobbiamo dare certezza alle persone che la mattina salgono alla fermata dell'autobus ma anche a tutti i romani che circolano per strada». E per farlo, anche in questo caso, Atac «attiverà tutte le procedure disciplinari previste dai nostri regolamenti interni che, lo ricordo, sono improntate a una politica di tolleranza zero per comportamenti di questo tipo e possono condurre alla sospensione e persino al licenziamento nei casi più gravi» aveva annunciato prima della firma della sospensione dell'autista positivo al narcotest. E così è stato. E poi? «Attiveremo le procedure perché possa curarsi e recuperare - spiega ancora Bertucci -, se i medici ci diranno che ha ben recuperato potrà ricominciare a guidare altrimenti dovrà cercarsi un altro posto di lavoro». La sveglia era suonata 20 dicembre 2008 quando in via Newton, ai Colli Portuensi, un autobus fuori servizio e diretto al deposito travolse e uccise un uomo di 66 anni. Gino Anselmi. Alla guida c'era un ventinovenne che aveva assunto cocaina. Quel giorno, intorno alle 20.30, il conducente stava riportando l'autobus, vuoto da passeggeri, al capolinea di piazzale Clodio. Dal cavalcavia dell'autostrada Roma-Fiumicino prese via Isacco Newton. Davanti al bus si trovava l'auto scura guidata da Anselmi, il quale, giunto in via Newton accostò, parcheggiando l'auto sulla corsia d'emergenza. Sceso dal mezzo, la vittima fu travolta dall'autobus, il cui parabrezza andò in frantumi, col corpo di Anselmi sbalzato qualche metro più avanti.

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