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Dalle impronte e un anello il nome del trans ammazzato

Carabinieri questa mattina sul luogo del ritrovamento del cadavere di un transessuale nascosto in un sacco dell'immondizia, in un canneto su una riva del Tevere.

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Silvia Mancinelli Un anello all'anulare scheletrico e un lembo di carne dell'indice destro da cui si potrebbe risalire a un'impronta digitale. Sono questi, ad oggi, gli elementi in mano agli investigatori. Pochi eppure sufficienti, forse, a dare un nome al transessuale trovato in un sacco della spazzatura la mattina del 26 dicembre scorso, a Ostia Antica. Le indagini sono in mano al pm Rodolfo Maria Sabelli, lo stesso che indaga anche sulla misteriosa morte del transessuale Brenda, coinvolto nello scandalo Marrazzo. L'esame autoptico sul corpo della vittima, iniziato ieri mattina al Policlinico Gemelli, è stato intanto sospeso e riprenderà solo nei prossimi giorni. Un passo necessario, questo, per procedere a tutta una serie di accertamenti tossicologici e radiologici. Le lastre, effettuate in parte già nel pomeriggio di ieri, riveleranno se la vittima della quale ancora rimangono approssimative età e altezza, sia stata uccisa con una o più coltellate, con un'arma da fuoco o se, piuttosto, non sia morta per cause naturali o un'overdose di droga prima di esser fatta sparire. Il decesso, tuttavia, potrebbe esser avvenuto tra i 15 e i 30 giorni fa, considerata la saponificazione degli arti inferiori. Da un primo esame fatto sul corpo del trans sembrerebbe però che si tratti di un 30enne, alto all'incirca 1,75 centimetri. In una tasca del cappotto marrone, che ricopriva il cadavere in stato avanzato di decomposizione, gli inquirenti hanno trovato un pacco di profilattici e un lucidalabbra: elementi che confermerebbero – sempre secondo gli investigatori – il mestiere di prostituta svolto dalla vittima fino al giorno del delitto. Al vaglio dei carabinieri del Gruppo di Ostia, titolari delle indagini insieme al pm Sabelli, anche lo slip rosso indossato dal trans, i sandali con i tacchi a spillo numero 40 e, appunto, quell'anello che la vittima portava all'anulare. Un pezzo di bigiotteria ornato di 12 piccole pietre incastonate intorno a una più grande, bianca e gialla. Un oggetto di scarso valore che, però, potrebbe rivelarsi importante per risalire al nome del transessuale. Insieme ai sandali, infatti, è stato mostrato dagli uomini del colonnello La Gala a tutti i numerosi viados argentini e colombiani ascoltati ancora ieri. Molti dei trans fermati dai militari lungo la Pineta di Castel Fusano, dove solitamente si prostituiscono, potrebbero infatti aver conosciuto la vittima, notato la sua assenza. Numerose le dichiarazioni sul tavolo degli inquirenti: risposte alle molte domande di questo giallo. Fra le altre anche quelle che riguardano l'improvviso allontanamento di alcuni trans dai marciapiedi abituali. Una fuga avvenuta all'indomani dal ritrovamento del cadavere. Omicidio volontario e occultamento di cadavere le ipotesi sulle quali lavorano gli inquirenti.

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