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Un'americana a Roma deve imparare l'italiano

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«Ilchiosco per le informazioni sta laggiù on de rait su via del Corso ed è grin come st'edicola, ok?» (segue gesto dell'ok con la mano). «Please, I don't understand». «Come glielo faccio a spiega' a questa, se aspetti tu minuts, io far vedere te». Il dialogo tra la turista per caso e l'edicolante potrebbe essere raccontato da Ennio Flaiano. È invece una delle scene vere del nostro tour per le vie della capitale a testare il livello di conoscenza delle lingue dei romani. La conclusione a cui siamo arrivati è un po' amara, ma sicuramente divertente: il romano medio con l'inglese «ci fa a cazzotti». Passeggiando per via Condotti, abbiamo fermato un ragazzo per farci consigliare dove mangiare qualcosa. «C'è un ristorant là dietro o quel bar where mangiare panini, senduich», ci risponde lui un po' imbarazzato per l'inglese che lui stesso, bontà sua, confessa «un tantino maccheronico». «But is it expensive?», domandiamo. Non avendo afferrato appieno la nostra domanda, ma avendola intuita ci fa segno con la mano rasoterra che i prezzi sono bassi, aggiungendo subito dopo che nel ristorante puoi mangiare «un piatto di pasta only 40 euro». Facciamo finta di apprezzare. Va un po' meglio con un tassista fermo al parcheggio. «Sorry, can you tell me where is a good restaurant?». «Yes, my brother has a beautiful restaurant», risponde deciso. «Good, where is?». «Is not vicin. Ma I can bring you con mio taxi». «No, thank you», tagliamo corto e, mentre ci allontaniamo, il tassista ci propone in alternativa un giro di Roma by night. La scena più simpatica però l'abbiamo vissuta con due giovani ragazze che alla nostra domanda «sorry, where can we buy some underwear?», sono rimaste pietrificate con lo sguardo perso di chi ha appena visto gli alieni. «Scusa non capire», è stata la secca risposta. Se è vero, quindi, che i romani con le lingue non sanno proprio destreggiarsi, alla fine però riescono a cavarsela con i gesti, la gentilezza, la simpatia e la disponibilità, propri di questo popolo. Avvicinati infatti in mezza alla strada, praticamente tutti si sono fermati per sentire di cosa avevamo bisogno. C'è chi ha preso carta e penna per farci capire dov'era il locale che ci aveva indicato, chi invece si è lanciato addirittura in un «rimorchio» da vero latin lover, senza capire quello che dicevamo. In fondo, quello di Alberto Sordi in «Un americano a Roma» è l'unico inglese che i romani parlano fluently.

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