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Lazio, allarme quinta mafia

Il Cafè de Paris di via Veneto sequestrato dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza

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«A Roma e nel Lazio l'allarme criminalità si chiama quinta mafia». Anche la malavita ha le sue trasformazioni genetiche. La fondazione «Libera informazione», osservatorio contro le mafie presieduto da Roberto Morrione, ha individuato quella che sembra l'ultima. Se ne è parlato ieri mattina alla Federazione nazionale della stampa, dove è stato presentato il dossier della Fondazione: «Parole & mafie. Informazione, silenzi e omertà», praticamente un'antologia sulla criminalità organizzata nella regione. Erano presenti il procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, e Roberto Morrione. «La quinta mafia si spiega con il tumore - racconta il responsabile del Lazio per la Fondazione, Antonio Turri, "padre" del termine - Compare il primo, si impossessa di un organo, poi si propoga: sono le metastasi, nuove formazioni maligne che compaiono in altre parti del corpo ma del tutto autonome dal cancro originario. Così è la quinta mafia: emanazioni di clan di altri territori - Sicilia, Campania, Calabria - capaci di vita autonoma, indipendente dalla mafia di origine». Gli esempi non mancano. Il 4 giugno è stato eseguito lo sgombero di otto appartamenti di Formia (Latina) di proprietà della famiglia Bardellino, nella disponibilità di Ernesto Bardellino, fratello del boss Antonio fondatore del clan dei Casalesi. E ancora. Nel rapporto 2008 dell'Osservatorio per la sicurezza e la legalità del Lazio, presieduto da Enzo Ciconte, nella regione sono presenti le quattro mafie: 25 cosche della 'ndrangheta, 17 della camorra, 14 di Cosa nostra, due della Sacra corona unita, una di altre cosche siciliane e altri due clan criminali. Chi l'ha sempre denunciato, anche in tempi non sospetti, è il procuratore De Ficchy. «Ci si è svegliati tardi - riflette - Quando le forze dell'ordine hanno sequestrato il Cafè de Paris di via Veneto il sindaco Alemanno ha detto che Roma si era svegliata con l'allarme 'ndrangheta. Purtroppo sono anni che si va avanti così. La criminalità organizzata ormai si è radicata. Ha una potenza economica incredibile. Per espandersi sfrutta una zona cuscinetto: la "confratenita", dove s'incontrano i colletti bianchi e si sviluppano le colluzioni criminali». Qualche numero. Nel 2005, i provvedimenti avviati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma sono stati 204, più che a Reggio Calabria (189). Secondo i dati della Dda, il Lazio è anche ai primi posti per i beni confiscati alle mafie: fino a dicembre 2006 sono stati eseguiti 322 sequestri,il 4% del totale in Italia.

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