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Quel passo verso Roma Capitale che Veltroni non ha voluto fare

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.Una mossa che, in verità, avrebbe dovuto già compiere l'Amministrazione Veltroni. L'idea di rendere più autonome le 19 Circoscrizioni capitoline era addirittura nell'agenda del sindaco Rutelli. Si pensava già a trasformare Municipi senza alcun potere in Comuni veri e propri. Venne addirittura coniata la parola minisindaco, che viene oggi utilizzata sulle pagine di cronaca locale come sinonimo di "presidente del Municipio". Un vocabolo con poco significato, visto che i "minisindaci" non possono neanche ordinare l'abbattimento di un ramo pericolante. Il loro è un compito prevalentemente di sorveglianza. Sono gli occhi del Consiglio comunale nei quartieri. Ed è all'Aula Giulio Cesare che si rivolgono per segnalare la presenza, in "via Rossi", di una buca. I compiti maggiori sono svolti dagli uffici circoscrizionali, non certo dalla rappresentanza politica. Circa 30 persone per ogni Municipio. Un esercito di 570 persone, alcune con rispettive segreterie, al soldo della cittadinanza. Un consigliere municipale guadagna quasi 1000 euro netti al mese, il presidente più del doppio. Eppure, a differenza del sindaco di Tagliacozzo, non hanno poteri decisionali. Vengono quindi pagati per produrre faldoni di cartelle e pareri per niente vincolanti: è il Campidoglio, alla fine, che decide. Ieri Alemanno ha promosso minisindaco il presidente del XIII Municipio Vizzani. Un atto di fiducia del sindaco per amministrare direttamente e più velocemente una delle aree più strategiche della Capitale. Una fiducia che Veltroni non ebbe nei confronti dei suoi collaboratori, in nome di un accentramento dei poteri dettato da puro autoreferenzialismo. Speriamo che la fiducia di Alemanno non si esaurisca con Vizzani e che i Municipi non restino luoghi dove ascoltare i problemi dei residenti senza avere poi la possibilità di risolverli.

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