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Vincoli al Prg, addio Piano casa

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Un'immagine di Roma dall'alto

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La notizia che il ministero dei Beni culturali stia per apporre nuovi vincoli al Prg su uno spicchio di agro romano a ovest-nordovest della Capitale, dalla Cassia al Tevere, in Campidoglio non è certo un siluro inaspettato. Ma comunque una bomba che sarebbe meglio non far scoppiare soprattutto per il bene di Roma e di un Piano casa appena approvato che prevede la costruzione di 9mila alloggi di edilizia convenzionata su aree di riserva ancora da reperire. L'assessore comunale all'Urbanistica Marco Corsini ha già criticato duramente le tutele apposte dal Mibac, la scorsa primavera, sull'area compresa tra Laurentina e Ardeatina. Oggi rilancia, bocciando il comportamento del ministero, e in particolare del sottosegretario Francesco Giro come «istituzionalmente sbagliato». Così come è sbagliato, spiega Corsini, «pensare di rispondere con una ripicca al mancato accoglimento da parte della Regione delle osservazioni presentate a suo tempo dal Mibac, mettendo nuove misure protettive. Perché quel no fa parte della normale dialettica urbanistica». E ancora, dice l'assessore, «non si può pensare di dialogare, anzi pianificare, con la pistola fumante sul tavolo, tavolo che per altro è stato convocato una sola volta per parlare un'ora di stadi». Ma è la voce di Eugenio Batelli, presidente dei costruttori edili romani (Acer), quella più preoccupata: «La paura è che il danno già causato dal Ministero all'edilizia romana nel quadrante sud, si allarghi anche a Nord e ancora a Est. Nuovi vincoli, inoltre, metterebbero in serio pericolo anche il Piano casa, in particolar modo l'housing sociale». «È una questione di tempi - spiega Batelli - e Roma, di tempo, ne ha già perso troppo. In caso di vincoli a nord, come è accaduto a sud, servirebbero anni per definire nello specifico insieme a Regione e Comune nuove zone dove costruire. Mibac, Comune e Regione devono assolutamente concertare».

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