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Tariffe aeroportuali Roma tra le venti città più care d'Europa

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Nellaclassifica delle tariffe sostenute dalle compagnie aeree per decollare e atterrare sulle piste europee, per trovare gli scali italiani bisogna invece scendere più sotto, al decimo posto si colloca Malpensa per 3.336 euro a singolo movimento, 328 euro in meno di Parigi. Linate è al dodicesimo (3.168), Fiumicino quattro posizioni dopo, al sedicesimo (2.844 euro), preceduto dallo scalo di Bologna (3.087). Verona è in ventesima posizione (2.671). È la classifica stilata da Assaereo sulla base dei dati Iata, considerando il costo a movimento nei maggiori aeroporti europei, di un aereo-tipo di 79 tonnellate con 160 posti, tra i più comuni ad esempio un Airbus 320 o un Boeing 737. Le cifre indicate, in euro, corrispondono al prezzo di un singolo decollo o atterraggio. A battere in costi gli scali italiani, ci sono scali come Parigi Charles De Gaulle e Parigi Orly (rispettivamente 3.664 e 3.514), ma anche Monaco (3.859) al quarto posto, insieme con Madera in Portogallo. Seguono Lisbona (3.420), Berlino Tegel (3.409), Hannover (3.360) Ma la pattuglia degli scali tra i 1.500 e i 2.500 euro - al di sotto quindi dei prezzi praticati dagli scali tricolori - è piuttosto copiosa e somma aeroporti spagnoli (Barcellona, Madrid, Ibiza, Palma de Mallorca, tutti sui 1.500 euro) greci (Atene, Rodi), ma anche i britannici: Londra Gatwick (2.254), o Edimburgo (2.416), Manchester (2.509). «Non è vero, come sostengono i gestori, che le tariffe degli aeroporti italiani sono più basse del 40% o 50% di quelle applicate da altri scali europei, che offrono peraltro servizi più efficienti» afferma Assaereo nel ribadire la contrarietà al provvedimento di aumento generalizzato delle tariffe a favore degli aeroporti nazionali: il Cipe ne ha dato l'ok venerdì scorso, legando gli adeguamenti ai piani di investimento che devono essere vagliati dall'Enac che ha convocato per il 12 novembre Assaeroporti. Assaereo, che associa vettori e operatori nazionali del trasporto aereo, chiede dunque di «definire in maniera inequivocabile quale destinazione sarà data alle somme incassate dagli aeroporti, non essendo definiti obblighi precisi e contratti che stabiliscano quali investimenti siano effettivamente necessari a beneficio del sistema». Nel confronto numerico tra i costi, l'associazione di vettori aereo, aderente a Confindustria, invita a considerare altre variabili. Il fatto ad esempio che «gli aeroporti europei hanno effettuati ingenti investimenti dagli anni '90 e, di conseguenza, le tariffe remunerano i maggiori costi delle nuove infrastrutture. Costi inferiori di gestione, come è il caso degli aeroporti italiani - sostiene ancora Assaereo - anche per gli ingenti fondi pubblici di cui hanno bdeneficiato, richiedono tariffe inferiori». Non solo. La comparazione - dice Assaereo - non tiene conto del fatto che negli altri scali la tariffa è forfettaria e somma una serie di servizi; diverso negli scali nazionali, dove ogni singolo servizio viene tariffato a parte.

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