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Regionali, il ritorno di Forza Italia

La sede della Regione Lazio a Roma

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Entrano nel vivo le trattative per mettere a punto la strategia del centrodestra per le prossime elezioni regionali. Gianni Sammarco, coordinatore romano Pdl, caldeggia la candidatura di Antonio Tajani e non solo per una questione di «bandiera».   Onorevole Sammarco, il caso Marrazzo ha sconvolto il mondo politico. Lei che idea si è fatta? «Una vicenda dolorosa sul piano personale per Piero Marrazzo, che ha sicuramente mostrato maggiore buonsenso e rispetto delle istituzioni di chi aveva consigliato l'artifizio improbabile dell'autosospensione. Ho augurato comunque all'ex Presidente di riprendersi prontamente». Le dimissioni hanno accelerato i tempi su alleanze e candidati, un bene o un male? «I tempi erano comunque maturi per affrontare la questione». La candidatura di Renata Polverini alla presidenza della Regione sembrava ormai scontata. Eppure ora si parla di Antonio Tajani. È scontro tra ex di An ed ex di Fi? «Renata Polverini è una donna capace, la prima e la più giovane a guidare un sindacato ma ci sono anche altri nomi di livello, come quello di Antonio Tajani, che sta facendo molto bene in Europa; saremmo tutti molto soddisfatti se scegliesse di correre per la Presidenza della Regione Lazio». Decisive saranno anche le alleanze. Cosa farete con Udc e La Destra? «Le porte all'Udc sono ancora aperte, il dialogo almeno qui nel Lazio, con gli amici Ciocchetti e Dionisi non si è mai interrotto. Continuo a pensare che la stragrande maggioranza degli elettori moderati vogliano l'alleanza con il Pdl; è un'alleanza naturale che affonda le radici nel tempo ed è ancora attuale, non essendo venute meno le basi politiche e ideologiche. Francesco Storace può essere sicuramente un'arma in più per vincere». Parliamo del Pdl, la politica capitolina e lo scacchiere regionale sembrano ormai in mano a agli ex di An. Forza Italia si sente sempre meno, anche sulle candidature. È solo un'impressione? «Il candidato presidente non è ancora stato scelto, ma il Pdl deve oramai ragionare da partito unico senza logiche spartitorie tra ex An ed ex Fi. Si deve sempre scegliere la persona giusta con le maggiori possibilità di vittoria: è questo l'unico criterio da applicare».  

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