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"Noi gay picchiati al grido di camerati"

La manifestazione Gay a Roma

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Sei ragazzi sugli scooter li circondano e fanno il saluto fascista: «Camerata, camerata, camerata». I due non ricambiano il gesto, sono gay: uno viene colpito col casco alla testa e con una ginocchiata ai genitali. Poi i tre scooter si dileguano. Nella Capitale risuona l'allarme omofobia. Il fatto è accaduto ieri pomeriggio poco prima delle 14, in via del Collegio Romano, a due passi da piazza Venezia. Vittime dell'aggressione Massimo Fusillo, 49 anni, presidente dell'associazione di orientamento gay «Leather Club Roma», e il suo compagno Francesco, di 25. Dopo le botte era tornato a casa a San Lorenzo, ma le telefonate di solidarietà lo hanno convinto e ieri sera col suo fidanzato è andato al pronto soccorso del policlinico Umberto I, e stamattina presenteranno denuncia in Procura, assistiti dal legale dell'Arcigay. Massimo e Francesco sono vestiti in stile Skinhead sharp (l'acronimo di skinhead against racial prejudice, ovvero contro il pregiudizio razziale), usano gli accessori d'abbigliamento tipici degli estremisti di destra, aggiungendo però dettagli e colori diversi. E cioè: indossavano jeans, magliette Fred Perry e il più giovane, Francesco, degli stivali neri ma coi lacci gialli. «Eravamo appena usciti da Palazzo Venezia - racconta Fusillo - dopo aver visitato la mostra l'intenzione era quella di andare a pranzare in un ristorante al Pantheon. Ci siamo incamminati lungo via del Corso e abbiamo deciso di tagliare per una delle stradine laterali, via del Collegio Romano quando siamo stati avvicinati da 6 ragazzi in motorino: erano giovanissimi, forse dai 16 ai 18 anni, i cosiddetti bravi ragazzi. Forse - riflette Fusillo - hanno visto il nostro modo di vestire come un affronto o forse hanno solo capito che siamo una coppia gay, anche se in quel momento non ci stavamo scambiando effusioni. Ci hanno avvicinato, erano alle nostre spalle, ci hanno fatto il saluto romano ma noi non abbiamo risposto, poi hanno gridato "camerati, camerati, camerati". Io ho cominciato a correre verso via del Corso pensando che il mio compagno mi venisse dietro. Ed invece è rimasto indietro. Il tempo di accorgermene e lo avevano già aggredito». «Erano fascisti, mi hanno preso di mira perché non sono come loro, perché sono gay - si sfoga Francesco - È assurdo che a Roma si debba temere per come si è vestiti o per il proprio orientamento sessuale».

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