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Malagò: "Ho seguito le regole siamo vittime al 100%"

Giovanni Malagò

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Amareggiato, deluso, sorpreso: ci potrebbero essere tanti aggettivi per descrivere lo stato d'animo di Giovanni Malagò, Presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto Roma 2009. «Siamo vittime al 100% - afferma con un tono fermo e deciso - siamo davanti ad un caso lampante di malagiustizia o di responsabilità altrui. Sono molto amareggiato, perché tutti sanno che il mio impegno nasce dall'amore per lo sport, e non è dettato da alcun interesse, se non quello di promuovere questa attività sportiva. Sono rammaricato e sbalordito - continua il presidente del circolo Aniene - in quattro anni non è stata fatta una sola cosa diversa rispetto a quanto era stato autorizzato, abbiamo utilizzato fondi privati portando avanti un progetto no profit, abbiamo aperto il nostro impianto mettendolo a disposizione della cittadinanza. Mi ritrovo sulle spalle un avviso di garanzia per abuso e il sequestro della struttura». Un struttura che rappresenta il fiore all'occhiello degli impianti natatori della Capitale, che ospita i migliori atleti azzurri, plurimedagliati agli ultimi Mondiali. «Siamo allibiti da questa vicenda - continua Malagò - io parlo come presidente del circolo Aniene, e mi sento di dare la mia solidarietà anche a tutti gli altri dirigenti responsabili degli altri circoli che sono stati incredibilmente coinvolti. Non riesco a capire come nasca questa vicenda e come sia stato motivato questo sequestro: abbiamo rispettato in maniera religiosa tutte le autorizzazioni e le norme del caso. L'impianto, come tutti sanno, è stato «strautilizzato» per i Mondiali, da noi sono venuti centinaia di atleti ad allenarsi durante il peridio della kermesse iridata». L'impianto, oggettivamente riconoscosciuto come il migliore a livello nazionale, è dotato di una piscina olimpica a 10 corsie e due piscine coperte da 25 metri da 10 e 6 corsie, foresterie, palestre, spazi socialità, bar e ristoranti distribuiti su 21.800 mq. in cui lavorano 100 dipendenti, da ieri «potenzialmente» senza impiego. «Il nostro progetto ha rispettato le norme in fatto di cubature e dell'impatto ambientale - sottolinea ancora Malagò - abbiamo creato un impianto di cogenerazione grazie a un accordo con l'Acea, riducendo del 40% l'utilizzo di energia primaria e abbassando notevolmente le emissioni di C02. Se il problema nasce sul fronte autorizzativo sono ancor di più senza parole; non sono io a dover pensare se il Comune, la Protezione civile e la Presidenza del Consiglio sono o non sono autorizzate a concederle. La cosa si commenta da sè e fa riflettere».

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