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"Mi sparò per una lite in auto Invocai Francesca e sono qui"

L'ultimo pellegrinaggio a Oppido Lucano

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Era stato sbudellato da un colpo di pistola, sparatogli a bruciapelo da un automobilista infuriato perché la fila in auto non si muoveva. Nove anni dopo quel terribile giorno, Luca Cruciani, operaio romano di 44 anni, ricorda la grazia ricevuta mentre, ormai quasi agonizzante sul marciapiede, invocò Francesca Lancellotti Zotta, l'anziana morta a Roma il 4 settembre 2008, a 91 anni, dopo una vita trascorsa pregando, senza mai uscire di casa. Ma a parlare per lui, è la cugina Stefania Bertini, 56 anni, madre di due figli, e nonna di due gemelli di 4, che abita a Ottavia, come il cugino Luca Cruciani. La donna, che è molto devota a Francesca Lancellotti Zotta, è cresciuta nella casa dell'anziana nobildonna lucana, cui il 7 luglio del '56, a Oppido Lucano, apparve l'arcangelo San Michele, che gli indicò «di trasferirsi a Roma» e di vivere «convertendo le anime a Dio». Ecco cosa ci ha detto la Bertini. «Il 16 ottobre del '95, quasi nove anni fa, mio cugino Luca Cruciani, operaio, che all'epoca aveva 35 anni, era in auto, in compagnia del fratello, fermo ad una fila formatasi ad un incrocio tra via Casal del Marmo e Boccea» inizia il racconto Stefania Bertini. La fila non si muove. «E un automobilista che si trovava nell'auto dietro a quella di mio cugino comincia ad infastidirsi - continua Stefania -. L'uomo si mette a suonare il clacson. Poi scende dall'auto e sbraita di muoversi. Mio cugino tenta di calmarlo, gli dice: "ma non vedi che qui è tutto fermo". Per tutta risposta quello allunga le mani, e Luca risale in macchina. Anche l'automobilista va alla sua auto. Ma solo per prendere qualcosa: è una pistola, e stringendola in pugno torna da mio cugino che è seduto davanti al volante e gli spara a bruciapelo, devastando l'intestino». Seguono attimi terribili. «Luca riesce a uscire dalla vettura, forse in un estremo tentativo di fuga» continua a raccontare Bertini. Il ragazzo si tiene le budella con le mani. E stramazza sul marciapiede. «Ma prima di perdere i sensi invoca l'aiuto di Francesca Lancellotti. E proprio in quel momento attraversa un frate che lo soccorre e gli dice: "Non ti preoccupare, vedrai che va tutto bene"». Luca percepisce distintamente le parole. Poi perde i sensi. Nel frattempo arrivano i soccorsi e viene portato all'Ospedale Gemelli. Ed è qui, in sala operatoria, che per i familiari avviene un altro prodigio. «Il chirurgo vede le ferite e pensa che sia inutile operare - racconta Bertini, che riferisce le espressioni usate dal medico quando è uscito dalla sala operatoria - Ma proprio mentre sta per tirarsi indietro, sente una "forza prendergli le mani", e "guidarle" nel punto preciso dove doveva operare, proprio dentro l'intestino devastato, ridotto ad un groviglio di organi e materiale organico, cibo ed altro». Il primo a stupirsi della riuscita dell'intervento sarà proprio il chirurgo. «Quando è uscito dalla sala operatoria, si è diretto verso noi parenti che aspettavano ansiosi di avere notizie, e ci ha chiesto: "a quale Madonna siete devoti? quale Madonna pregate?" perché per il medico il paziente era spacciato». Quando Luca riprende conoscenza «la prima cosa che mio cugino ha fatto, dopo che gli è stato tolto il drenaggio - dice -, è stato telefonare a Francesca. Era convinto che la sua vita fosse salva grazie all'intercessione delle preghiere di Francesca presso il Signore. Perciò le ha detto: "Grazie, Francesca" e lei: "Tu mi hai chiamata e io ti ho risposto"».

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