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Il rilascio della residenza da parte dell'Anagrafe subisce un vuoto normativo in cui s'inseriscono situazioni più o meno al limite del ragionevole

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Ciòaccade anche per le «invasioni di edifici pubblici», un reato, secondo il codice penale. Nonostante questo, però, nulla vieterebbe di concedere la residenza, o meglio, nulla vieterebbe di non concederla. La legge 1228 del 1954, infatti, spiega solo che «è fatto obbligo ad ognuno di chiedere l'iscrizione all'anagrafe del Comune di dimora». Come funziona. Con autocertificazione si richiede il documento al Municipio, mettiamo, esempio, per il civico 123 di via Roma. L'ufficio competente sceglie di inviare o non inviare la Municipale sul posto per controllare se il richiedente viva al 123 di via Roma. Se il vigile avvia la verifica e magari scopre che si tratta di una scuola, sprovvista dell'abitabilità indispensabile per vivere invece in un appartamento, informa l'ufficiale d'Anagrafe e la Asl denunciando all'autorità giudiziaria il richiedente per il reato previsto dall'articolo 633-639bis. Nello stesso tempo il vigile potrebbe scoprire che, oltre che dell'abitabilità, l'appartamento ricavato all'interno della struttura non sia in possesso dell'agibilità, delle condizioni, cioè, igienico-sanitarie, che consentano di vivere dignitosamente. Ma neanche questo, a quanto pare, vincolerebbe gli uffici, che concederebbero nonostante il «no» del pizzardone, la residenza. Tutto è possibile, visto che a Roma alcuni senzatetto hanno ottenuto la residenza dentro un'auto parcheggiata davanti al civico tot. Ma la situazione dei clochard è diversa e segue una normativa a parte. Il "decreto sicurezza" approvato a luglio di quest'anno anche per affrontare l'emergenza immigrazone, pur riferendosi agli stranieri, modifica per la prima volta, di fatto, la legge del 1954, subordinando l'iscrizione anagrafica e di conseguenza il rilascio della residenza, «alla verifica, da parte dei competenti uffuci comunali, delle condizioni igienico sanitarie dell'immobile». E se questa nuova norma è valida per gli stranieri, lo è anche per gli italiani, non essendoci mai state altre modifiche della legge 1228 del '54. Ma per poter abitare servono ulteriori requisiti igienico-sanitari. Ciò significa che, in tema di occupazioni abusive, il vuoto normativo rimane. Il caso di una scuola lo dimostra. La residenza continuerà ad essere rilasciata in base all'agibilità dell'immobile e non, invece, dell'eventuale alloggio abitato. «E se ad essere occupato fosse un appartamento Ater, già dotato dei requisiti igienico-sanitari?». La domanda se la pone Alessandro Marchetti, segretario del Sulpm, un vigile urbano con alle spalle 20 anni di accertamenti anagrafici nelle case popolari. Ciò significa che a partire dall'entrara in vigore del "decreto sicurezza" rischierà di non ottenere la residenza solo chi dovesse abitare in una grotta. Ma il dubbio resta. È possibile ottenere così facilemente una residenza? E soprattutto, cosa si può fare per evitare che qualcuno la ottenga dopo aver occupato abusivamente un edificio pubblico? Sembra esserci una sola risposta. Sgomberare.

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