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Brucia clinica per anziani Un morto, sei intossicati

I soccorritori sul luogo dell'incendio

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Un inferno di fumo e fiamme. È scoppiato ieri mattina poco dopo le 9, forse a causa di una candela, di un lumino lasciato acceso sul comodino accanto al letto. Il bilancio è un'anziana morta e sei pazienti intossicati. La maggior parte è stata curata in clinica dai sanitari del 118. Uno di loro - Marco Marconi, 80 anni - è stato portato in codice giallo all'ospedale Sandro Pertini. L'ultimo a uscire in barella è stato il direttore sanitario Roberto Risi, colto da malore e ricoverato al policlinico Umberto I. «Mi ha detto di aver avuto molta paura - dice il figlio - ed è ancora un po' scosso». Per mezz'ora alla casa di cura San Francesco Caracciolo, in viale Tirreno, a Monte Sacro, si è respirato il panico: denso, acre e nero. L'incendio si è scatenato nella stanza numero 38, al terzo piano. Due sono i letti, uno di fronte all'altro, separati dalla finestra: ce ne sono quattro sulla facciata invasa dal fumo. Un posto era occupato dalla vittima, Loretta Di Ticco, 88 anni, malata terminale. L'altro era libero: la paziente che dormiva lì è deceduta proprio l'altra notte, poco dopo le 24. E forse è questo il bandolo della matassa dell'incendio. Dopo il decesso il corpo è stato portato nella camera mortuaria della clinica. Per ricordarla e lasciare il segno di una preghiera, i suoi parenti sarebbero entrati lasciando sul comodino accanto al letto alcune candele accese che avrebbero causato il disatro, forse mangiando le tende. Il lato della stanza dove il fuoco ha colpito la prima volta e più a fondo sembra proprio questo, dov'era la signora morta durante la notte. Gli investigatori non confermano che sia questa la miccia che ha fatto esplodere l'inferno. È solo una delle ipotesi sul tavolo. Le cause saranno accertate dal lavoro degli esperti. E sono diverse le squadre all'opera. C'è quella della polizia scientifica diretta da Giovanna Petrocca, dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Roma comandato da Giocchino Giomi, e probabilmente nelle prossime ore si affiancherà un perito nominato dalla procura perché stili faccia una sua relazione sulla presunta dinamica dei fatti. L'allarme al 118 è arrivato alle 9,22. Sul posto le ambulanze sono arrivate quattro minuti dopo. E lo stesso hanno fatto i vigili del fuoco del distaccamento Nomentano. Il corridoio al terzo piano era invaso dal fumo, l'aria era irrespirabile. Lingue di fuoco uscivano da due finestre delle stanze al terzo piano: la 38 e la medicheria vicina. Le lingue di fuoco accarezzavano la malta bianca attorno, dove sono rimaste tracce scure. Tra i dipendenti c'è stato il fuggi fuggi. I pazienti sono stati sfollati dalle loro stanze e messi in sicurezza al piano terra. Alcuni di loro hanno respirato il fumo e sono stati soccorsi sul posto dal 118. La Procura di Roma intanto ipotizza di contestare il reato di omicidio colposo. Per il pm Paolo Ferrari si tratta di un'ipotesi accusatoria «astratta». Le indagini sono affidate agli investigatori del commissariato di Fidene-Serpentara, diretto da Paolo Volta. Sulla vicenda molte sono state le reazioni del mondo politicop. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha chiesto che venga avviata una indagine amministrativa della Regione. Il governatore del Lazio Piero Marrazzo che ha parlato della necessità di prendere «provvedimenti» successivamente alla chiusura delle indagini.

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