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Casarsa: «I cattivi maestri portano in carcere»

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.I carabinieri non sono preti e neanche moralisti. Ma l'avvertimento a non seguire i cattivi maestri, lanciato dal colonnello Alessandro Casarsa, comandante del Gruppo Roma, ci sta tutto perché la musica rap e hip hop è piena di messaggi terrificanti, testi violenti e con riferimenti espliciti all'uso di sostanze stupefacenti e sesso estremo. E i nostri figli potrebbero non saper distinguere più tra bene e male. Colonnello Casarsa, che età hanno i fan di hip hop e rap? «Gli adolescenti sono la fascia maggiore, anche minorenni e fino a 18 anni. E c'è il figlio del professore e quello dell'operaio, o la pariolina che frequenta la scuola privata. Ma intendiamoci: la musica non è un crimine, e non lo è ascoltarla. E quella di ieri è stata un'operazione di polizia giudiziaria per verificare e stroncare comportamenti illegali, anche se le persone cantando e stornellando hanno commesso reati, spacciando enormi quantitativi di droga a giovanissimi spesso di buona famiglia». I testi violenti delle canzoni possono essere istigazione al reato? «Intanto i messaggi non sono mai diretti anche se espliciti. Magari si enfatizza una giornata bellissima vissuta tra eccessi di droga e sesso e culminata nel pestaggio dei più deboli, o le meraviglie di comportamenti spericolati, come guidare contromano in autostrada, per poi fare presa sulle "pischelle"». Ma le star veicolano un messaggio comunque, e i fan abboccano. «Le star colmano un vuoto, le assenze di mamme e papà troppo impegnati. È anche così che si finisce per guidare a 200 all'ora sui lungotevere, o alterati da alcol e droga (il 90% degli incidenti a Roma è dovuta a questo). Il problema è che oggi i cattivi maestri non hanno più la faccia dell'orco, e imitandoli i ragazzi potrebbero facilmente passare dalla propria stanzetta, considerata invulnerabile anche al resto della famiglia, al buio di una cella».

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