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Bufalotta, bimbi senza classe ma le scuole restano chiuse

Una delle sette scuole mai utilizzate (foto Gmt)

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Siamo nel Municipio più popoloso di Roma, il IV, precisamente nel quartiere bufalotta, a poca distanza dal centro commerciale Porta Nuova. Alle spalle del Grande raccordo anulare, lungo via di Settebagni, sorge un'area di recente costruzione. A meno che non la si conosca già, trovare una via di questo quartiere è impossibile: le strade della zona sono sconosciute anche all'onniscente mappa di Google. Il viaggio de Il Tempo in queste strutture nuovissime, tutte simili tra loro, comincia con la segnalazione di una nostra lettrice, Paola C., che ha scritto un mese fa al nostro quotidiano per denunciare l'esistenza, in via Guglielmo Petroni, a Casal Bocconr, di una nido nuovo e mai utilizzato. Nella struttura, che potrebbe ospitare sessanta bambini - è costituito da tre classi da venti piccoli alunni - non manca nulla: c'è una cucina per la mensa, un bagno a misura di eventuali alunni disabili e una zona verde destinata ai giochi. La costruzione è stata ultimata a febbraio. Peccato, però, che non verrà utilizzata neppure per l'imminente anno scolastico. Quello della scuola di via Petroni, purtroppo, non è destinato a restare un caso isolato. A 48 ore dalla pubblicazione della segnalazione della signora Paola, arriva un'altra denuncia. Un lettore fa sapere che a poca distanza da via Petroni, in via Lea Padovani, c'è un'altra scuola, anch'essa inutilizzata e «che - scrive - ha superato tutti i possibili collaudi esistenti» . Il vice presidente della cooperativa che l'ha edificata, Renato Carlini, conferma che il plesso è già stato collaudato e assicura che è pronto per ospitare settantacinque bambini. L'asilo, però, quest'anno non aprirà le sue porte ai piccoli del quartiere. Basta domandare in giro, fare una passeggiata per il dedalo di strade che portano nomi d'attori, per scoprire che quasi a ogni angolo, costruite in mattoncini, ci sono cattedrali nel deserto. Sono tutte così simili tra loro da sembrare gemelle e da rischiare di non distinguerle l'una dall'altra. All'angolo tra via Angelo Mauri e via Adolfo Celi spicca una struttura a cortina, dai mattoni color arancio. Un signore affacciato a un balcone borbotta indicando la struttura: «Quella è una scuola materna pronta almeno da marzo 2008, ma credo che non venga utilizzata. Non c'ho mai visto nessuno dentro. E non è l'unica - continua il signore - Più avanti ne troverete un'altra». Ed ecco la quarta «sorella» dimenticata. All'incrocio tra via Stefano Madia e via Pupella Maggio c'è un istituto elementare. «L'ingresso affaccia su via Vittorio Mezzogiorno - spiega un vigilantes al lavoro per le vie del quartiere - Se non sbaglio, prima di agosto, ho visto operai lavorare all'interno. Ma ho il sospetto che non riusciranno ad aprirla per settembre. Più avanti, in via De Sanctis, ce n' è un'altra ancora più grande». La guardia giurata ha ragione: è così imponente da somigliare a un ospedale. «È una scuola - conferma una giovane donna affacciata alla finestra - Anzi - rilancia - sono tre». Il plesso di via De Sanctis, infatti, è stato concepito per ospitare classi di scuola materna, elementare e media. Ma anche qui la storia è sempre la stessa: strutture nuove, sfavillanti, in attesa di insegnanti e soprattutto di alunni. A queste sette scuole non manca nulla: le aule profumano ancora di vernice fresca, sono dotate di aree verdi recintate all'esterno. Nella maggior parte dei casi hanno superato tutti i collaudi, sia quelli strutturali che di abitabilità. E sono così nuove da rispettare, come le aule della "Lea Padovani", gli standard di sicurezza previsti dalla normativa dell'edilizia scolastica. Ma in questi istituti senza un nome (tanto da doverli indicare con il nome delle strade in cui sono ubicati), inutilizzati e vuoti, la campanella d'inizio lezioni sembra destinata a suonare nell'anno del mai.

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