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«Vietiamo l'accattonaggio Colpiremo gli sfruttatori»

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Nonper colpire i poveri bensì chi li sfrutta, perché dietro i mendicanti ci sono mercanti di uomini che usano gli indigenti come schiavi. La proposta arriva dalla commissione Sicurezza urbana del Comune di Roma, che mercoledì scorso ha analizzato l'ordinanza emanata dal sindaco di Verbania e deputato Pdl, Marco Zacchera, che ha proibito l'accattonaggio agli incroci stradali, all'interno e in prossimità dei mercati, davanti alle stazioni e alle fermate degli autobus e ai pontili di attracco; ma anche in prossimità di ospedali, chiese e cimiteri, così come davanti a negozi e centri commerciali, compresi i supermarket, le banche e gli uffici pubblici. E, per far capire che non si scherza, Zacchera ci ha aggiunto multe ai trasgressori e controlli dei vigili urbani. La commissione Sicurezza urbana auspica che anche a Roma «venga vietato l'accattonaggio nei lugohi pubblici in cui più alta è la concentrazione di persone». E ha inviato una nota al sindaco Gianni Alemanno, al prefetto Mario Mori, al vice capo Gabinetto, Tommaso Profeta e al delegato alla Sicurezza Giuseppe Ciardi. In vista dell'annunciato giro di vite su sicurezza e decoro urbano, annunciato per settembre, dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, con l'ordinanza su lavavetri e parcheggiatori abusivi, la proposta della Commissione sicurezza urbana è quella di «inserire in essa anche il divieto di accattonaggio, soprattutto molesto, di fronte ai suddetti luoghi» come ha appunto fatto il primo cittadino di Verbania. Ciò consentirebbe, ha spiegato il presidente della commissione Fabrizio Santori, «di dotare di maggiori strumenti le forze dell'ordine». Ma anche di «tutelare le fasce più deboli, come i minori, talvolta disabili, infermi e anziani, spesso costretti all'accattonaggio da biechi sfruttatori». «La gran parte degli accattoni sono rotelle di un ingranaggio ben oleato» aveva scritto il sindaco di Verbania motivando il suo provvedimento. Lo stesso succede nella Capitale, dove gli accattonin vengono gestiti da «caporali» che caricano e scaricano come merci una massa di disperati usata come macchina per fare soldi; questuanti gestiti col telefonino e fatti spostare al momento opportuno da un incrocio stradale all'altro, per non intercettare le pattuglie. Per questo la commissione capitolina concorda quando Zacchera afferma che «questo fenomeno costituisce un problema che sottintende non la miseria di chi lo pratica, ma il vero e proprio racket che spesso ci sta dietro». Ma multe e controlli dei vigili urbani basterebbero a stroncare il fenomeno? Una multa consegnata a un mendicante senza fissa dimora è carta straccia. Ma per Santori un'ordinanza nel settore consentirebbe «l'applicazione dell'art. 650 c.p. concernente l'inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità» (che prevede l'arresto fino a 3 mesi o l'ammenda fino a 400 mila lire (200 euro), se il fatto non costituisce un più grave reato). E con la reiterazione del reato si può arrivare all'espulsione, anche di un cittadino comunitario. G. M. Col.

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