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Movida, affari giù coi divieti

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Trastevere, vigili urbani nel centro storico (Foto Gmt)

Confesercenti Ricorso al Tar: «Siamo pronti in settimana»

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Niente alcol fuori dai locali, revoca della licenza ai gestori che non garantiscono la quiete pubblica. Il weekend di Ferragosto all'insegna del divieto di bere alcolici dopo le 21 per le strade della movida ha lasciato il segno tra gli esercenti romani che lamentano cali degli affari fino all'80%. La Confesercenti non torna indietro sulla scelta di presentare ricorso al Tar e fa sapere: «Sarà pronto in settimana e ci darà ragione». È una movida romana rovente sul fronte delle polemiche. L'ordinanza relativa a decoro e sicurezza voluta dall'amministrazione comunale per porre un freno a schiamazzi notturni, fiumi di alcol tra giovani, risse tra minorenni, non è stata digerita dai commercianti che si dicono «stufi di finire sempre nel mirino dei provvedimenti comunali». «Che colpa abbiamo noi delle risse o dell'abuso di alcol?», si chiede Liborio Pepi, presidente Fiepet-Confesercenti. «Siamo lavoratori onesti, paghiamo le tasse, diamo occupazione, e ora ci viene chiesto anche di sorvegliare su quanto accade fuori dai nostri locali?».   La misura più indigeribile per il rappresentante della Confesercenti è proprio quella che prevede la sospensione e addirittura la revoca della licenza a quanti non controlleranno i clienti anche fuori dal locale. «Dovremmo sostituirci alle forze dell'ordine – tuona Pepi – e perché mai un commerciante dovrebbe essere responsabile di quello che fa un cliente per strada?». Come se non bastasse «ci sono zone franche del centro escluse dal provvedimento comunale dove si può continuare tranquillamente a bere e a vendere alcolici». Un esempio? La banchina del Tevere o la zona sotto Castel Sant'Angelo. «Ho verificato personalmente i fiumi di alcol che scorrono da quelle parti senza che nessuno controlli», dice Pepi. Per questo il ricorso al Tar «che, sono sereno, ci darà ragione».   La delusione è tanta soprattutto in un momento difficile per un settore investito dalla crisi economica. A rischio ci sarebbero imprese, posti di lavoro. Mentre gli affari vanno a picco: quasi il 50% in meno per i locali che hanno i tavoli fuori, fino all'80% per quelli che ne sono sprovvisti. A nulla sarebbero servite le rassicurazioni del sindaco Alemanno che ha promesso «flessibilità» sull'applicazione delle ordinanze. «Se si mettono dei divieti immagino si vogliano far rispettare, altrimenti è un controsenso», tuona Pepi. Confesercenti e Confcommercio sono distanti. Dopo l'alzata di scudi contro l'ordinanza anche da parte del presidente della Confcommercio Roma Cesare Pambianchi, al leader dei commercianti romani le parole del sindaco sono state sufficienti per fargli abbandonare, almeno al momento, l'ipotesi di ricorrere al Tar. I divieti non piacciono neanche al presidente della Fipe-Confcommercio Roma Nazzareno Sacchi che, tuttavia, fa un invito alla collaborazione di amministrazione, commercianti, cittadini. «Perché - dice - siamo di fronte ad un problema sociale come l'alcol decisamente serio. Ci siamo impegnati a firmare un protocollo d'intesa con l'amministrazione capitolina che permetta ai pubblici esercizi di integrare la vigilanza pubblica sul territorio attraverso l'intervento di corpi privati specializzati, e un maggior impegno per la pulizia ed il decoro delle strade interessate».

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