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Bianchini, l'ora della verità

Luca Bianchini

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È finalmente arrivato il giorno della verità per Luca Bianchini. Il giorno che attende dal momento in cui gli sono state messe le manette ai polsi con l'accusa di essere il violentatore «seriale» della Capitale. Oggi, infatti, gli esperti della Polizia scientifica, insieme con un tecnico nominato dalla difesa, preleveranno il tampone salivare all'indagato per far luce sugli stupri avvenuti a Roma tra aprile e luglio. Un esame che il ragioniere di 33 anni, ex coordinatore della sezione del Pd del Torrino, chiedeva a gran voce per dimostrare la sua innocenza, la sua totale estraneità alle violenze sessuali compiute nei garage dei palazzi della Bufalotta e dell'Ardeatino. «Sono vittima di un errore giudiziario, rifate il test del Dna, le analisi che ha fatto la Polizia sono errate», ha sempre dichiarato dalla sua cella di isolamento del carcere di Regina Coeli. E oggi è il giorno tanto atteso da Bianchini, occasione in cui la dottoressa Elisabetta Mei, del Dipartimento analisi cliniche della Polizia scientifica, preleverà il tampone salivare al presunto stupratore, che dovrà poi comparare con i codici genetici repertati sulle donne violentate. Stesso esame che sarà compiuto anche su una macchia trovata su un paio di pantaloni sequestrati in casa dell'indagato, che secondo gli inquirenti sarebbe liquido seminale. «Quest'esame del Dna finalmente mi scagionerà, sarà dimostrato che non sono io il responsabile degli stupri», ha ripetuto il ragioniere. Anche i suoi avvocati sono soddisfatti della possibilità di ripetere l'esame biologico. Adesso sarà necessario attendere che la Polizia scientifica depositi sulle scrivanie dei magistrati Maria Cordova e Antonella Nespola i risultati del test per sapere se la verità è quella che Bianchini urla dal giorno del suo arresto.

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