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Un anno fa la strage delle Vignole a Fiumicino

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Trebimbe, Bianca, Ioana e Jessica, 13, 7 e 14 anni, e le giovani mamme Rozica e Marzia: cinque le donne strappate alla vita e all'affetto dei loro familiari il 26 febbraio 2008, alla fermata dello scuolabus su via Montanari, quartiere Vignole a Fiumicino. A ucciderle sul disastrato bordo di una strada di periferia, la carambola impazzita di cinque macchine, scaturita dalla folle velocità. Nove i feriti gravi per quell'incidente. Sarebbe bastata una piazzola e, forse, si sarebbero potute salvare. Le proteste della comunità per le condizioni dell'arteria che collega l'hinterland locale alle strade ad alto scorrimento, come l'Autostrada Roma-Fiumicino, si erano fatte sentire. Cortei, fiaccolate, richieste alla Prefettura per sistemare un misero e postumo semaforo, o una rotatoria sono rimaste inascoltate. A distanza di 16 mesi il processo a carico dei due ragazzi indagati per omicidio colposo plurimo non è ancora iniziato. «Non solo la giustizia è incredibilmente lunga – dice Giuseppe Filippone, marito di Marzia – ma i due giovani sono liberi dal giorno del massacro». La strage fu mancata per miracolo il 5 novembre del 2008 ad Acilia, entroterra di Ostia, dove Bruno Radosavljevic, un 26enne nomade di origine croate, mentre guidava ubriaco e drogato, investì 13 persone su via Romagnoli alla fermata dell'autobus. Molti i feriti gravi, tra cui un 14enne che aspettava il mezzo per andare a scuola. Il nomade fu poi condannato a 3 anni di reclusione.

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