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Carambola fatale: un morto e due feriti alla fermata dell'autobus

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Aspettava l'autobus come ogni mattina per andare al lavoro. Carmelita Olpindo Tijada, colf filippina di 59 anni, è morta travolta da un'auto che è «piombata come un proiettile» sulla fermata del bus 201, in via Cassia, all'altezza del civico 1827. Altre due donne sono finite in ospedale. Una è grave. Il conducente dell'auto, M.C. di 29 anni, dovrà rispondere di omicidio colposo. Non era né ubriaco né drogato. Una tragica fatalità. Forse frutto della disattenzione e dell'alta velocità. Sono le 7 del mattino di ieri. La Storta, alle porte della Capitale. Pochi chilometri fuori dal Raccordo. La colf, da più di dieci anni in Italia, aspetta il bus 201 assieme al figlio Sigfrid, 27 anni. Alla fermata ci sono una decina di persone che devono andare al lavoro. Sono quasi tutti immigrati. Fillippini e dei paesi dell'Est. È questione di un attimo. Una Golf, dopo aver effettuato un sorpasso, va a sbattere contro una Micra che sta svoltando verso sinistra per attraversare la carreggiata e immettersi nel parcheggio del supermercato Sma sull'altro lato della strada. La Golf va in testacoda, gira su se stessa, una, due, tre volte, e finisce sulla fermata dell'autobus dove aspetta Carmelita. La donna viene catapultata a sette, otto metri di distanza, su dei paletti che delimitano alcuni posti auto. La filippina muore sul colpo. Restano ferite altre due donne. Una filippina di 55 anni, operata all'ospedale Villa San Pietro in gravi condizioni e poi trasferita al Policlinico Gemelli, e una moldava incinta, fortunatamente dimessa nel pomeriggio. Le altre persone alla fermata sono riuscite a schivare l'auto-proiettile. La Golf ha divelto la palina del bus, un cartellone pubblicitario e un palo d'acciaio. I due conducenti sono rimasti illesi. Il ragazzo alla guida della Golf e la ragazza di 25 anni al volante della Micra sono subito scesi dalle proprie auto e hanno cercato di soccorrere le vittime. La ragazza stava andando a lavorare proprio al supermercato verso cui stava svoltando prima di essere tamponata dalla Golf. Sull'asfalto non ci sono segni di frenate. La Golf non ha avuto il tempo di evitare la carambola ed è finita come una scheggia sul marciapiedi dove si trova la fermata dell'autobus. Gli agenti della polizia municipale stanno cercando di capire se il ragazzo alla guida della Golf abbia sorpassato ad alta velocità e quindi non sia stato in grado di accorgersi della manovra della Micra. Il figlio della donna rimasta uccisa però ricorda bene quanto è successo: «Ho visto la Golf arrivare a tutta velocità, ha tamponato la Micra che stava per svoltare ed è finita in testacoda su di noi». In un attimo Sigfrid ha capito quello che era successo: «Ho subito cercato con lo sguardo la mamma, e l'ho vista scaraventata laggiù, in una pozza di sangue». A sette ore dalla morte della madre, Sigfrid è ancora sul luogo dell'incidente. Sul punto esatto dove Carmelita ha perso la vita. Con lui ci sono amici, parenti e la sorellina di 14 anni. Una nipote che Carmelita aveva adottato qualche anno fa quando aveva perso il padre. Sigfrid guarda con gli occhi stralunati il piccolo mazzo di fiori adagiato per terra che ricorda sua madre. Le parole gli escono tra i singhiozzi: «Adesso come faccio, ho già perso mio padre. Sono rimasto solo in un Paese straniero. Faccio il cameriere e dovrò badare da solo alla mia sorellina». La colf filippina abitava a poca distanza dal luogo dell'incidente. In questa zona di Roma, tra la Storta e l'Olgiata, vivono molti immigrati. Ieri, come tutte le mattine, la colf stava aspettando il bus per andare al lavoro in via Sinisi, dietro l'ospedale Villa San Pietro. Qui lavora come domestica presso due famiglie, che ieri mattina l'aspettavano come ogni giorno. Appresa la notizia, sono subito corse sul luogo della tragedia. Così come i genitori del 29enne alla guida della Golf: «È un bravo ragazzo, stava andando a lavorare come tutte le mattine». Come Carmelita. E Sigfrid. Che ancora guarda i fiori nel punto in cui la madre ha perso la vita.

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