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C'è la crisi, i saldi fanno flop

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I saldi nella capitale

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Non è positivo il bilancio di questa prima settimana di saldi. I commercianti capitolini cominciano davvero a temere il peggio, che potrebbe tradursi già dal prossimo settembre in altre chiusura dell'attività e licenziamenti. Erano infatti considerati da molti l'«ultima spiaggia» per far fronte a continui cali di fatturato durante l'ultimo anno e mezzo. Ma stando alle prime cifre giunte alle associazioni di categoria, anche questi ultimi saldi non saranno in grado di risollevare le sorti delle migliaia di negozi «strozzati» dalla crisi. In perdita è il settore abbigliamento, calzature, intimo, articoli sportivi e per bambini. Ecco allora che, se per Roberto Polidori presidente della Federabbigliamento-Confcommercio, il primo weekend ha fatto registrare un lieve aumento delle vendite rispetto allo scorso anno del 3,5%, l'«entusiasmo» dei consumatori non ha retto il resto della settimana quando il calo degli affari si è attestato per quasi tutte le attività attorno al 5-7% sullo stesso periodo del 2008. Numeri ben peggiori quelli forniti dalla Confesercenti di Roma e Lazio che, attraverso il suo presidente Valter Giammaria, parla di cali per le grandi marche del 5-8% e per il resto dei negozi del 10-15 con punte del 25 per i plurimarche e franchising. Un tracollo, considerando che le aspettative per questi saldi sono di far recuperare tra il 10 e il 15% di quanto perso durante l'anno. Certo siamo solo all'inizio (ci sono altre cinque settimane davanti) e le associazioni di categoria preferiscono non lasciarsi troppo andare al pessimismo, tanto più che, spiega Polidori «i consumi sono la conseguenza logica dell'andamento dell'economia, come aspettarsi che il commercio non ne risenta?». Con la crisi, però, si modifica l'atteggiamento di chi acquista. «Non è un caso se – continua il leader della Federabbigliamento – a soffrire di più anche con i saldi è l'articolo commerciale non legato alla moda, mentre vanno meglio i grandi marchi, chi ha investito nell'attenzione al cliente anche con la crisi». Da qui un ipotesi per il futuro del comparto: «Non credo che assisteremo mai alla scomparsa dei piccoli negozi che sono la tradizione del commercio romano, ma certo ci saranno altre chiusure e fallimenti e la crisi opererà una selezione quasi naturale per cui resteranno sul mercato i più forti». Tornando al bilancio di questa prima settimana, per Giammaria ci sono pochi dubbi: «La "colpa" di questi dati negativi sta nel fatto di aver anticipato troppo le svendite e di non aver controllato i "furbi" che facevano i saldi già un mese prima l'inizio ufficiale. Questi non sono più saldi di fine stagione perché il 4 luglio, così come sarà il prossimo 2 gennaio con i saldi invernali, non è certo da poter considerare né la fine dell'estate né quella dell'inverno». In poche parole, secondo il presidente della Confesercenti, si sarebbe perso l'«evento» saldi di una volta, capace di attrarre i consumatori. Poco si può fare, invece, con la riduzione della capacità di spesa delle famiglie che sotto saldo «non hanno investito più di 150 euro contro i 300, di media, che spendevano solo un paio di anni fa».

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