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Pasetto: «Più unità e intesa con l'Udc Ecco la quadra alla Regione e nel Pd»

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Imiei sono soltanto suggerimenti». Cominciamo dall'analisi del voto: il centrosinistra ha retto e sta alla pari col centrodestra (escluso l'Udc che vale l'ago della bilancia). A Frosinone si è perso nonostante gli sforzi della Regione e le poltrone (tre assessori), invece a Guidonia per colpa delle divisioni nel Pd, mentre Silvia Costa e David Sassoli hanno avuto un risultato sopra ogni aspettativa. «Dunque l'assessorato della Costa dovrebbe rimanere nell'area cattolico-democratica. Mentre per la presidenza del Consiglio può esserci un'intesa con l'Udc. Per l'altro posto in Giunta si troverà un accordo. Credo anche che il listino vada eliminato per consentire maggiore rappresentanza al territorio». Per Pasetto il punto è semplice: «Il rimpasto deve essere accompagnato da uno sforzo riformista della Giunta e da una politica che si concentri sulle infrastrutture, la rinascita dell'edilizia e il pagamento dei crediti vantati dalle imprese». Poi c'è il Pd. Da tempo non si fa altro che litigare: «Va avviato un confronto che tocchi le radici del partito e, nel contempo, serve grande unità. Basta discutere di correnti, discutiamo piuttosto dei problemi delle persone. Mi auguro che a livello regionale ci sia autonomia, sulla linea portata avanti dal segretario Morassut. Si parlerà del nuovo coordinatore ma prima di scegliere chi vorrei che si discutesse sul che cosa. Mi aspetto un partito con un forte profilo federale, che esalti le autonomie locali e riesca a creare un vero modello Lazio, con un rafforzamento delle aree a nord e a sud della Capitale: ci sono funzioni che Roma non riesce più a svolgere. Poi vorrei che si puntasse di più sulle donne e sui giovani. Io ho fatto un passo indietro e sono contento». L'ultima nota Pasetto la riserva al presidente Marrazzo: «Davvero ottimi il suo sforzo per risanare questa Regione e il confronto costruttivo con il sindaco Alemanno ma ci vuole più attenzione alle espressioni del territorio e un'intesa con la classe dirigente locale». Alberto Di Majo

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