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«Crisi, chiusi 4 mila negozi»

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CesarePambianchi è stato confermato ieri all'unanimità presidente della Confcommercio di Roma. È il suo quarto mandato, da quel 2001 in cui, a sorpresa, riuscì a conquistare il vertice dell'organizzazione dei commercianti commissariata da tempo. Non si può dire che sia stato proprio fortunato. In poco meno di dieci anni ha navigato tra l'11 Settembre, l'ingresso nell'euro e la crisi dei consumi. Ma non si è mai arreso. Dalla lotta all'abusivismo al rilancio del commercio è rimasto sempre in prima linea. Presidente Pambianchi, si può vincere la crisi? «Questo è un momento molto difficile, sono preoccupato per il ristagno dei consumi. È vero che si comincia a intravedere qualche segnale di ripresa ma nel 2008 hanno chiuso 40 mila attività commerciali in Italia e 4 mila a Roma». Quali sono i problemi maggiori? «Innanzitutto l'accesso al credito. Bisogna controllare l'effettivo utilizzo di tutti i fondi messi in campo dal governo e dagli enti locali. Poi ci sono le infrastrutture. Non possiamo continuare in questo modo, serve un impegno deciso per costruire i parcheggi, le linee della metropolitana, il nuovo sistema viario. L'abbiamo detto al sindaco Rutelli, a Veltroni e adesso ad Alemanno. Continueremo a spingere su questo tasto. Invece sono stati raggiunti buoni risultati nella lotta all'abusivismo». Lei è presidente della Confcommercio dal 2001, com'è cambiata l'economia romana negli ultimi dieci anni? «Abbiamo sempre avuto momenti difficili: il dramma dell'11 Settembre nel 2001, il cambio lira-euro nel 2002. Tuttavia siamo andati avanti perché l'economia romana tirava, il doppio rispetto al resto del Paese, fu un momento davvero effervescente. Adesso invece la crisi dei consumi ha complicato le cose». Quali sono i settori che vanno meglio? «Gli alimentari e gli elettrodomestici che hanno retto abbastanza bene alla crisi. Ma per gli altri la situazione è stata nera: nel 2008 è raddoppiato il numero dei fallimenti».

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