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Famiglia e usura, sposini in cella

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All'apparenza sposini con figli piccoli, in realtà usurai che sapevano mettere paura, inviando scagnozzi armati di pistola a chi non pagava. Ieri mattina all'alba una megaoperazione della Compagnia Cassia, che ha coinvolto cinquanta carabinieri e unità cinofile, ha portato all'arresto di sei persone: una coppia di italiani, un'altra di albanesi e due loro connazionali, i "cattivi". Vittima un commerciante romano di 50 anni. La storia comincia nel 2005. Gli affari non vanno bene. Il commerciante s'informa e viene a sapere che marito e moglie italiani, sui quarant'anni, con un ragazzino che frequenta le medie (figlio di lei), anche loro commercianti, danno i soldi a strozzo. Avviene l'incontro a tre. Il commerciante chiede un prestito di 32 mila euro. La coppia pretende un interesse del 10% al mese e la restituzione dell'importo in trentadue rate. Qualche mese dopo il commerciante non ce la fa a restituire i soldi, sia il capitale sia l'interesse mensile. La coppia aveva intuito le difficoltà e si era mossa per tempo contattando un'altra coppia, stavolta di albanesi, alla quale aveva venduto il credito e gli assegni postdatati con la firma del commerciante. È l'inizio dell'incubo. Padre e madre albanesi (hanno una figlia piccola) non hanno pazienza e chiamano i "cattivi", due loro connazionali poco più che ventenni e senza fissa dimora, ospiti sempre in casa di amici: a Ponte Milvio, Nuovo Salario, Capena, Campagnano. Questi lo sanno fare il loro lavoro: un giorno entrano nel negozio del commerciante e gli puntano la pistola al volto. Non solo. Oltre le minacce ci sono le pressioni della coppia di albanesi e di mamma e papà italiani che non hanno mai smesso di tartassare il commerciante. Esausto e terrorizzato, alla fine la vittima si rivolge alla Compagnia Cassia dei carabinieri, comandata dal capitano Alceo Greco. Partono le indagini, e 40 giorni dopo scattano gli arresti. Alla coppia di italiani il giudice ha concesso gli arresti domiciliare perché hanno un lavoro stabile.

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