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Ambiente, il Lazio conquista la maglia nera

Il fiume Sacco

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Nel fiume «grigio» dei numeri pubblicati dal Corpo Forestale dello Stato, ecco spuntare lassù, alla fonte, il Lazio. Troppo spesso negli ultimi mesi al centro di scandali ambientali, la regione stavolta esagera. Si piazza troppo in alto. E dalla cima della classifica degli illeciti fluviali spicca la sua maglia nera. Un primato negativo, sui 43.495 controlli effettuati sul territorio nel 2008. Il bilancio, nelle attività di polizia fluviale, prelievi idrici e captazioni illecite, inquinamenti e pesca illegale, non fa onore al Lazio. I reati accertati sono infatti 86. Molti più della seconda classificata, la Calabria con 52 reati contro il patrimonio idrico. Ultimo gradino del podio alla Campania con 40. Nulla a che vedere con le regioni che la maglia nera la vedono con il cannochiale. Virtuosissimo il risultato delle Marche con soli cinque reati nello scorso anno, e altrettanto onorevole quello della Liguria e del Molise con solamente sei illeciti. Mentre chi sembra aver imboccato il cammino del riscatto, dopo gli anni bui, è la Basilicata con dieci reati e la Puglia con tredici. Il bilancio del Corpo Forestale dello Stato arriva dopo un lungo lavoro che segna il controllo di 17.492 persone in un anno. I «crimini fluviali» sono 374 e portano alla denuncia di quattrocento persone e all'esecuzione di 79 sequestri penali e 114 sequestri amministrativi. Nel 2009 il Lazio può solo pensare a migliorare. Con azioni di prevenzione e repressione dei reati, certo. Ma anche grazie al buon senso degli abitanti. Almeno per sfilarsi di dosso quella maglia nera che disonora chi questa terra, questa regione, la vive tutti i giorni.

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