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Spara alla moglie e chiama il 113 "Era malata, non volevo che soffrisse"

Agenti della Polizia all'esterno del palazzo dove una donna stata uccisa stasera 12 giugno 2009 in un appartamento in via Alfredo Casella, nel quartiere Trieste a Roma. Il marito della vittima, G.R. d

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«Era malata da tempo e non sopportavo più vederla soffrire». E così l'ha uccisa, davanti agli occhi della figlia, sparandole alcuni colpi con la sua pistola regolarmente denunciata. È la storia di un'altra tragedia familiare che si è consumata ieri sera intorno alle 20,30 in un appartamento di via Alberto Casella, nel quartiere Trieste. Secondo una prima ricostruzione della scena del delitto, il corpo della donna era in camera da letto, disteso, con la testa sul cuscino e il volto coperto dal lenzuolo. G.R., 60 anni, ha alzato il telefono e ha chiamato la polizia. Sul posto sono arrivati volanti e investigatori della sezione Omicidi della Squadra mobile, della Scientifica e anche i sanitari del 118. Per tutta la notte in Questura i poliziotti hanno interrogato l'uomo ancora sotto choc per ripercorrere con lui la dinamica dei fatti e ascoltare il movente che ha portato a questa tragedia. I poliziotti hanno sentito anche la figlia della vittima per cercare di capire che cosa avrebbe portato l'uomo a compiere il gesto, a perdere la testa e a fare fuoco contro la moglie. La spiegazione l'ha fornita da subito il padre, il marito della vittima: «Era malata e non volevo più vederla soffrire». Un delitto analogo si verificò il 16 maggio all'Ardeatino: Giacomo S., 89 anni, uccise a coltellate la moglie di 83 anni, malata di Alzheimer mentre era ancora a letto per tentare poi il suicidio con la stessa arma. A fermarlo appena in tempo fu la badante straniera.

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