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Pochi infermieri, ospedali al collasso

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AlSan Camillo ci hanno messo una "pezza" le Rsu che incontreranno l'Azienda il 23 giugno: per il momento sono riuscite a far slittare al primo luglio il piano di accorpamenti e la chiusura dei reparti che dovevano prendere il via dopomani. Causa: la carenza di infermieri mai rimpiazzati per malattie, trasferimenti e maternità oltreché l'estate alle porte che non svuota più le città come una volta e continua a riempire i pronto soccorso. E anche se si dovesse mettere mano alle graduatorie di chi ha vinto un concorso sarà difficile trovare qualcuno che lasci un lavoro sottomano, e magari anche vicino a casa, per correre a tamponare un'emergenza, che in soldoni, gli frutterà solo poche settimane di occupazione. Al Grassi di Ostia, invece, è già stato sforato il tetto di tre milioni per gli straordinari. Mentre all'Umberto I, dove la penuria di personale è drammatica, come al Sant'Andrea, si avviano a fare un nuovo appalto, che col ricorso ai precari costerà 4 milioni in più: 17 milioni invece dei 14 che si sarebbero spesi altrimenti facendo assunzioni a tempo indeterminato, un aggravio del 16%. Numeri che, in tempi di ristrettezze causati dal piano di rientro dal deficit sanitario, fanno ripartire la riflessione se non sia ecomicamente più vantaggioso assumere un lavoratore piuttosto del ricorso indiscriminato alle cooperative di servizi. Qualche giorno fa, il 5 giugno, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha scritto una lettera al viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, per chiedere lo sblocco del turn-over. «Si rende necessario affrontare il grave problema del permanere della carenza di personale destinato all'assistenza diretta» è stata la premessa, seguita dalla constatazione che «molte aziende vi hanno fatto fronte avvalendosi di cooperative di servizi», con «un onere superiore rispetto all'utilizzo di personale direttamente dipendente». Per Marrazzo «non si può non valutare positivamente la scelta di "reinternalizzare" i servizi di assistenza diretta che sono ritenuti strategici dalle aziende». Dopo il blocco delle assunzioni per il perseguimento degli obiettivi di risparmio per Marrazzo è venuta l'ora di «internalizzare i servizi di assistenza» perché «comporta non solo un risparmio, già documentato» ed è «un segno di rispetto per coloro i quali si confrontano con la malattia assicurando la continuità dell'assistenza e di dignità per i lavoratori che tali servizi offrono».

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