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La beffa: l'inchiesta da una denuncia del Gaia per diffamazione

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Mail diavolo fa le pentole, non i coperchi. Infatti vengono a galla grosse beffe dietro l'inchiesta sul traffico di rifiuti che finivano nei termocombustori di Colleferro, alle porte di Roma. Il primo tappo di questa vicenda è saltato perché un dirigente del consorzio si è sentito diffamato e ha denunciato chi sollevava dubbi su quello che succedeva dietro i cancelli dei megaimpianti. La seconda beffa è che il manager che ha denunciato per diffamazione è uno degli arrestati, il direttore tecnico degli impianti gestiti da Mobilservice ed Ep sistemi, Paolo Meglia, uno dei tredici ai quali nella notte tra domenica e lunedì i carabinieri del Noe di Roma hanno notificato gli arresti domiciliari. Il 23 gennaio 2007 in Consiglio comunale di Colleferro Leone Del Ferraro mette parla di anomalie nella gestione dei termovalorizzatori. Il consigliere denuncia che «l'ufficio informatico di Gaia spa ha creato un meccanismo attraverso il quale lo schermo del terminale per il monitoraggio in tempo reale delle emissioni dei termovalorizzatori viene oscurato ogni qual volta le emissioni inquinanti superano i limiti di legge». Il 10 giugno i carabinieri interrogano il responsabile del servizio di prevenzione e protezione del Gaia, l'ingegner Nicolino Celli. Il tecnico da pochi giorni, chissà perché, era statoi spostato dal suo ufficio ed era stato sostituito. È il primo sasso che rotola dalla montagna di irregolarità. Celli riferisce a verbale che in alcuni casi ha constatato misure in negativo dell'acido cloridrico e di aver riferito la cosa al suo capo, Paolo Meaglia sentendosi rispondere che tutto andava bene perché il sistema di controllo dei fumi funzionava regolarmente. Celli non si ferma qui. Ai carabinieri anche che altre volte quando i valori inquinanti erano fuori limite il personale appoggiato da Meaglia modifciava manualmente i dati che in seguito veneivano trasmessi agli organi di viglanza: Arpa, Comune e Provincia. L'ingegnere non vede traveggole. Arricchisce il fascicolo d'inchiesta anche con altri particolari che vanno oltre la semplice, anche se inquietante, testimonianza verbale. Ai carabinieri consegna alcune fotografie dove si vedono carichi di cdr dai quali si vedono spuntare pneumatici e rifiuti metallici. La scena si riepte. Nel febbraio 2008 nei temocombustori finiscono piccoli radiatori, tubi di rame, fili metallici, batterie e materiale ceramico. Un'altra beffa si aggiunge alle precedenti due. E forse è quella più agrodolce. Nella storia recente del Gaia c'è un episodio che la dice tutta sugli scherzi del destino. Fino a poco tempo fa il Nucleo operativo ecologico mandava i suoi carabinieri in visita al consorzio. L'impianto era una primizia nella regione, e al tempo stesso rappresentava una pedina importante nel settore ambientale per lo smaltimento dei rifiuti. Cosa che ancora oggi è così. Qunidi era un ottimo esempio di industria all'avanguardia che divora immodizia e produce energia pulita. Il finale è stato un altro. proprio i carabinieri del Noe hanno scoperchiato lo scandalo. Fab. Dic.

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