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Anche Zingaretti si fa la sua Leopolda: il 5 maggio convention all'ex Dogana di San Lorenzo

Ma Cantone lo gela: l'Anac accoglie il ricorso dell'ex responsabile dell'anticorruzione licenziato. Stefano Parisi all'attacco: il controllato è controllore, che cosa dicono i 5 Stelle?

Daniele Di Mario
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Non è proprio la sua personale Leopolda, ma poco ci manca. Anche se Nicola Zingaretti preferisce chiamarla «Alleanza del Fare». L'appuntamento è per sabato 5 maggio all'ex Dogana di San Lorenzo, un luogo utilizzato spesso dal Pd e dai suoi candidati di punta: da Ingazio Marino allo stesso governatore del Lazio. Lì Zingaretti illustrerà il centrosinistra del futuro. O meglio, come il modello Lazio (alleanza larga da LeuU a Sant'Egidio, passando per i vari movimenti civici e riformisti e aperta al dialogo col MoVimento 5 Stelle) può essere riproposto a livello nazionale. Zingaretti, insomma, si prepara alla scalta del Nazareno, cercando però di aprire il Pd a una sorta di Ulivo in forma semplificata. «La vittoria alle Regionali del Lazio può rappresentare un punto fermo da cui ripartire? Per me sì, perché questo risultato in controtendenza dimostra che siamo vivi, forti e vitali», scrive il presidente della Regione Lazio su Facebook. Zingaretti poi precisa meglio il concetto: «Lo dicono i numeri: 340mila elettori che avevano scelto altre forze politiche al voto nazionale, poi nello stesso momento hanno scelto il centrosinistra nel Lazio. Una vittoria storica, resa possibile da un campo largo di sindaci e amministratori, forze politiche, sociali e associative che abbiamo chiamato "Alleanza del Fare". Ora questa bella alleanza sperimentata nel Lazio, deve dare il suo contributo per rigenerare il centrosinistra e la politica. Per questo abbiamo deciso di vederci sabato 5 maggio alle 10.30 all'Ex Dogana a Roma per un appuntamento che abbiamo chiamato "Governare bene, radicare il cambiamento". Insieme con un obiettivo: dimostrare che quando governi bene, quando sei in ascolto e offri risposte concrete ai bisogni delle persone, è possibile sconfiggere la rabbia e la paura, che è possibile ricostruire la speranza. Venite tutti, vi aspetto!». «L'appuntamento del 5 maggio è di carattere regionale - specifica quindi Zingaretti - Abbiamo vinto e non dobbiamo essere pigri. Bisogna tenere alto il riformismo nel governo, garantire innovazione e ricostruire un futuro per la nostra comunità. L'assemblea sarà soprattutto un contributo per affrontare in maniera competitiva le decine di elezioni amministrative del 10 giugno. Si vota con sistemi maggioritari, non vogliamo e non possiamo continuare a perdere, occorre lottare, allargare gli schieramenti e costruire una speranza». La sfida nazionale, insomma, è lanciata. Anche se per Zingaretti - che ha incassato l'appoggio del M5S su dieci punti programmatici condivisi, garantendosi così la tenuta della maggioranza in Consiglio regionale - non mancano le difficoltà. Una arriva dall'Autorità Anticorruzione, che censura la condotta della Regione Lazio sulla nomina del nuovo responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza, Andrea Tardiola (che è anche segretario generale della giunta regionale) e dell'allontanamento del suo predecessore. È stato proprio quest'ultimo, Pompeo Savarino, a sollecitare l'intervento di Raffaele Cantone, sostenendo che il suo licenziamento (avvenuto attraverso una riorganizzazione degli uffici regionali che ha soppresso la direzione Attività di controllo e coordinamento delel funzioni di vigilanza di cui era alla guida) non sia stata altro che una ritorsione per le attività di Savarino svolte in materia di prevenzione della corruzione e in particolare al suo rifiuto di procedere alla nomina del commissario dell'Ipab Fondazione Piccolomini. Un rifiuto che ha prodotto una gave frizione tra Savarino e la giunta regionale, come rileva l'Anac. Secondo Raffaele Cantone le doglianze di Savarino sono fondate: l'11 aprile scorso l'Anac ha così chiesto alla Regione Lazio di riesaminare il licenziamento di Savarino, con reintegro fino a conclusione del procedimento. Una decisione, quella dell'Anac, che scatena la reazione di Stefano Parisi consigliere regionale leader di EpI e portavoce dei gruppi di centrodestra alla Pisana. «Anac ha scritto al capo dell'anticorruzione del Lazio, rimosso da Zingaretti perché aveva denunciato una nomina giudicata illegittima, chiedendone il reintegro?», scrive Parisi su Facebook. «Un atto grave quello compiuto da Zingaretti - prosegue l'ex candidato governatore del centrodestra - Non avendo il coraggio di aprire un contenzioso con il dirigente reo di fare il suo lavoro, come primo atto della nuova giunta Zingaretti ha firmato una delibera per la riorganizzazione delle strutture regionali che ha portato alla revoca della direzione della attività di controllo e vigilanza affidata subito dopo al segretario generale della Regione. I soliti trucchetti, con l'unica conseguenza di aprire un conflitto di competenze grande così su chi controlla i controllori». Parisi poi attacca anche il M5S: «È sempre pronto a baciare la pantofola di Cantone ma non ha nulla da eccepire» in questo caso, «sostituendo nel proprio pantheon Cantone con Zingaretti». «Il paradosso della vicenda - conclude Parisi - è che il responsabile rimosso e che adesso andrà reintegrato lo scorso gennaio ha organizzato un convegno dove sono state mosse delle critiche proprio all'indirizzo di Anac. Considerando che ritengo l'autorità di Cantone un mostro giuridico, e che in Regione faremo una opposizione senza sconti a Zingaretti e ai suoi ascari pentastellati, a me questo dirigente sta sempre più simpatico».

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