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"Esame di integrazione", la Lega manda in tilt la sinistra sulla cittadinanza

Foto: Ansa

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Luigi Frasca
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Giro di vite sulla concessione della cittadinanza italiana. La Lega, in una proposta di legge depositata alla Camera, punta a stringere le maglie e, fra i vari requisiti, inserisce il superamento dell'esame di integrazione, "volto a verificare l'effettiva integrazione nonché la conoscenza delle regole sociali e giuridiche minime", ma anche l'assenza di condanne penali e procedimenti penali in corso per delitti non colposi e "l'assenza di delitti commessi nei tre anni precedenti per i quali si è beneficiato del perdono giudiziale".

 

Nel testo, firmato dal capogruppo Riccardo Molinari e dai deputati Jacopo Morrone, Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa ed Elena Maccanti, si legge che "per lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, non è più sufficiente la dichiarazione di voler acquisire la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data". Il Carroccio sottolinea, in particolare, che "è emersa in modo ancora più chiaro la volontà del popolo italiano all'indomani della 'bocciatura' del recente referendum abrogativo dell'8 e 9 giugno 2025 in materia di requisiti per la richiesta di cittadinanza, che mirava a dimezzare il periodo di residenza da dieci a cinque anni previsto dalla legge ai fini dell'ottenimento della cittadinanza italiana da parte dello straniero".

 

LE MISURE - Entrando nel dettaglio, fra le varie modifiche previste dalla proposta di legge leghista, si prevede che "per le persone straniere adulte i periodi di residenza legale minima nel territorio della Repubblica sono così aumentati: da due a quattro anni, per lo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono o sono stati cittadini per nascita; da tre a dieci anni, per lo straniero nato nel territorio della Repubblica; da quattro a otto anni, per il cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea; da cinque a dieci anni, per l'apolide". E non solo. A proposito delle novità sulla revoca della cittadinanza, "sono inseriti - scrivono ancora i deputati del Carroccio - i casi di condanna definitiva a una pena detentiva maggiore di cinque anni ovvero una condanna definitiva superiore a tre anni per i reati espressione di violenza di genere, che comprendono la violenza sessuale, i maltrattamenti contro familiari e conviventi, lo stalking e il revenge porn, nonché quelli cosiddetti 'culturalmente motivati', come la costrizione o induzione al matrimonio, le pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili o la tratta di esseri umani. È inoltre ridotto, da dieci a due anni, il termine per l'adozione della revoca della cittadinanza, che continua a decorrere dal momento del passaggio in giudicato della sentenza di condanna nonché eliminata l'impossibilità di revoca laddove l'interessato non possieda o non possa acquisire un'altra cittadinanza, elemento che rende di fatto attualmente inapplicabile la revoca nella maggioranza dei casi".

 

LE REAZIONI - Le reazioni alla proposta del partito di via Bellerio non mancano. "La Lega prosegue la sua crociata anti-migranti, non curante che migliaia di giovani nati qui ne sono privi. È una vergogna che i partiti di governo non vogliano affrontare questa piaga sociale che produce cittadine e cittadini di serie B", attacca il capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti, secondo cui "la stretta legista non produrrà ordine e sicurezza solo più conflitti per la nostra società". E Riccardo Magi, segretario di +Europa, commenta: "La legge italiana sulla cittadinanza è già molto restrittiva: per acquisire la cittadinanza bisogna essere legalmente residenti, in regola con il pagamento delle tasse e dei tributi, non avere precedenti penali e dimostrare una buona conoscenza dell'italiano. La proposta della Lega non porterà maggiore sicurezza ma maggiore propaganda contro chi è un lavoratore regolare nel nostro Paese".

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