Cicciolina alla battaglia del vitalizio parlamentare tagliato: chiede alla Camera 10 milioni
Il collegio d’Appello della Camera si è riunito ieri a Montecitorio per esaminare i ricorsi di centinaia di ex deputati, decisi a ottenere il ripristino dei vitalizi tagliati nel 2018. Al centro della battaglia legale c’è anche Ilona Staller, alias Cicciolina, che ha intimato un risarcimento pari a 10 milioni di euro. Cifra che verrebbe devoluta interamente alla sanità pubblica, in particolare per la cura delle malattie gravi, e alle associazioni che si occupano di animali. La base giuridica della richiesta ci è stata spiegata dal suo legale, Luca Di Carlo, alias «Il diavolo»: «C’è stata una violazione oggettiva della tutela dell’affidamento, sulla base della quale scaturisce il risarcimento del danno. Staller aveva fondato scelte di vita, come l’acquisto di una casa e di un’auto, sulla base di un’entrata mensile certa, garantita dallo Stato. Quando questo diritto è stato improvvisamente revocato, lei non è più riuscita a far fronte a mutui e impegni economici».
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Ma la questione è più ampia, non si tratta solo di un contenzioso contro la Camera. L’avvocato ha citato in giudizio direttamente anche Roberto Fico, ex presidente della Camera e firmatario della delibera che ha tagliato i vitalizi: «Non può nascondersi dietro l’avvocatura dello Stato. È una responsabilità personale, politica e giuridica. E i giudici dovranno emettere una sentenza di condanna nei suoi confronti». Secondo Di Carlo, uno degli aspetti più gravi del processo è il meccanismo dell’autodichia, per cui la Camera giudicherebbe sé stessa attraverso un collegio di magistrati nominati all’interno dell’istituzione politica: «È inaccettabile – ha spiegato- che non ci sia una valutazione esterna e imparziale. Abbiamo chiesto più volte che gli atti siano rimessi alla Corte costituzionale per una valutazione di legittimità. Ma questo non è mai avvenuto». Dal punto di vista procedurale la causa va avanti da anni e, sempre per il legale di Staller, i continui rinvii delle udienze non sono giustificati dalla complessità giuridica, ma da una volontà politica di allungare i tempi che alimenta un vero e proprio «business giudiziario» attorno al processo.
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E anche stavolta si prospetta un ulteriore allungamento dei tempi. C’è poi un altro nodo, riguardante la sorte di 48 milioni di euro che sarebbero stati accantonati dalla Camera dei deputati proprio per coprire eventuali risarcimenti agli ex parlamentari. Per Luca Di Carlo «quei fondi sono spariti. Non risultano più nei bilanci. Ho fatto indagini e richieste formali, ma nessuno sa dirmi dove siano finiti. È un fatto gravissimo che merita un’interrogazione parlamentare». Dopodiché, a essere denunciato è come «ciò che è stato tolto ai vitalizi è quasi pari a ciò che è stato aumentato agli emolumenti dei nuovi deputati. Un travaso di risorse, insomma, dagli ex ai nuovi». In ogni caso, per «l’avvocato del diavolo» la sorte è certa: «Vinceremo, i vitalizi torneranno. Io stesso sono contrario ai privilegi della politica. Ma qui non si discute di morale, si discute di diritto. E il diritto è stato violato».
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