"Agenti sionisti in Italia": il nuovo Pci colpisce ancora. Chi c'è nella lista di proscrizione
Una lista di proscrizione pubblicata online, con decine di nomi e cognomi. Giornalisti, politici, imprenditori, dirigenti d’azienda e intere società accusati di essere «agenti sionisti in Italia». Un linguaggio d’odio, condito da accuse ideologiche e suggestioni rivoluzionarie, che da tempo ha messo in allerta le forze dell’ordine. Il Nuovo Partito Comunista Italiano continua ad aggiornare l’elenco di nomi che marchia appunto come «sionisti» in modo dispregiativo. L’ultima versione dell’elenco risale al 29 maggio scorso. La lista è stata pubblicata sul sito ufficiale del Nuovo PCI, accompagnata da un appello a «denunciare e colpire il blocco sionista» presente nel nostro Paese. L’impianto ideologico è quello del marxismo-leninismo più ortodosso, filtrato attraverso un’antica narrativa antimperialista, antiamericana e fortemente anti-israeliana, che scivola rapidamente nell’antisemitismo. Si citano «tentacoli» del sionismo nei media, nella finanza, nella politica e persino nello sport. Una costruzione paranoide, in pieno stile cospirazionista, che rievoca stagioni buie della storia repubblicana.
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Tra i bersagli principali della "mappa del nemico" redatta dal Nuovo PCI compaiono direttori di giornali, editorialisti, volti noti della televisione, del mondo imprenditoriale e della politica. In quest’ultima categoria compare anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e vari Ministri e politici. Tra questi, anche il capogruppo di Forza Italia in commissione Affari esteri della Camera. Andrea Orsini, che ieri, intervenendo nell’Aula di Montecitorio, ha evidenziato il tema: «È stata diffusa in rete l’edizione aggiornata della lista degli "agenti sionisti" in Italia, nella quale compare anche il mio nome, accanto ad altre figure ben più illustri di me. A me questo non spaventa - ha spiegato - anzi ne sono onorato, ma il metodo dell’indicazione di bersagli da intimidire o colpire ci riporta alle peggiori pagine dell’antisemitismo e del terrorismo. Sono certo che il Governo e laMagistraturafaranno tutto il necessario perché in Italia non vi sia mai più spazio per questi metodi infami, eco delle pagine più oscure della storia nazionale». La lista include anche numerose aziende, per lo più israeliane, ma anche italiane con relazioni industriali o commerciali con Israele, accusate di far parte di un «blocco economico sionista» infiltrato nel tessuto produttivo del Paese.
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Tra i nomi noti, come i giornalisti Claudio Cerasa, Alessandro Sallusti e Nicola Porro, la senatrice Liliana Segre, Stefano Graziano del PD) e Naike Gruppioni di FdI, ci sono anche Daniela Scala storica della fotografia; il riservista italo-israeliano Leonardo Aseni (di cui é allegata anche lafoto); Lucia Lorenzon, avvocato; Carlo Radaelli, architetto; Raffaele Turiel, imprenditore; Raffaele Sassun, imprenditore nel settore informatico e Celeste Vichi, avvocato tributarista;Marco Carrai, presidente Fondazione Meyer di Firenze. Ma l’elenco è lunghissimo. Non è solo il contenuto della lista a preoccupare. È anche il tono usato, le parole scelte, i richiami ideologici. Le formule impiegate nel documento rievocano, per stile e costruzione, quelle che comparivano nei comunicati delle Brigate Rosse. La redazione del testo è permeata da un linguaggio bellico e dottrinale, che ricorda quello delle «risoluzioni strategiche» firmate dai nuclei armati negli anni Settanta e Ottanta. Non è un caso che nello statuto del Nuovo PCI, alla voce «radici ideologiche», si legga che il partito si considera «erede delle Brigate Rosse, espressione più avanzata – anche se insufficiente – della lotta rivoluzionaria degli anni Settanta».
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La sede ufficiale dichiarata dal Nuovo PCI é Île-Saint-Denis, sobborgo della banlieue parigina, una zona nota per aver accolto, negli anni passati, ex terroristi italiani rifugiatisi in Francia sotto la protezione della cosiddetta dottrina Mitterrand. La prima pubblicazione della lista ha suscitato reazioni bipartisan nel mondo politico. La Comunità Ebraica di Roma ha denunciato l’iniziativa come «una moderna gogna pubblica» e ha sollecitatole istituzioni ad attivarsi per garantire sicurezza a chi è stato nominato. Intanto, il Nuovo PCI rilancia. Con l’aggiornamento del documento pubblicato online, l’organizzazione ha invitato i lettori a «partecipare attivamente all’individuazione di altri agenti sionisti». Un invito alla delazione che sa di caccia all’uomo.
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